Nella mia vita ho conosciuto persone di cui non posso parlare a nessuno. Magari affascinanti, comunque faticose, perché vivere da clandestino è tremendo. Ho conosciuto però molte persone di cui ho parlato troppo. Ma soprattutto ho conosciuto persone, alle cui sciocchezze ho fatto finta di credere, di modo che perdonassero le mie. Come se il riconoscere le reciproche fragilità, di per sé, fosse collante sufficiente per un legame. Col passare degli anni tutto ciò mi annoia, perché a queste persone non ho più nulla da chiedere, ed il simulacro di legame si basa sul fatto che io lasci loro credere di volere ancora ciò che credevo di volere prima. Di più: come mi consiglia M., quando vedo che prendono una direzione precisa, ma scoccia loro ammetterlo (un diritto di ciascuno di noi), cerco di stare zitto. Una mia amica diceva: io non mi isolo, mi arcipelago. Io, piuttosto, mi scoglio. Temo che sia più facile e produttivo occuparsi dell’intera umanità, che cercare di conoscere davvero una singola persona. Per fortuna esiste il testosterone, altrimenti saremmo tutti eremiti. Naturalmente questa è un’affermazione leziosa, perché io, ai miei affetti, ci tengo eccome. Anche quando mi annoiano profondamente, e persino quando sono io ad annoiare me stesso.

Lascia un commento