Ho smesso di credere nel giornalismo dopo l’attacco alle Torri Gemelle. Ci sono stati momenti in cui mi sono vergognato di far parte di quel mondo, ma in ogni caso sono convinto, da anni, che il giornalismo sia morto. Ci sono cinque motivi per affermarlo, ed uno solo per sostenere che io mi sia sbagliato. Primo motivo. Negli ultimi anni sempre più fonti ufficiali sono divenute accessibili. In teoria, questo significa che diviene sempre più facile capire cosa sia vero, verosimile, veridico e/o verificabile. Purtroppo è vero il contrario. I documenti ufficiali, in moltissimi casi, contengono informazioni false o sbagliate. Come nell’Unione Sovietica, nella quale si facevano i Piani Quinquennali usando i dati completamente inventati provenienti da centinaia di fonti, col risultato di preparare un documento vincolante del tutto irrealizzabile – come descritto in Felix Spufford, “Red plenty” del 2010, tradotto da C. Prosperi per Bollati Boringhieri Editore con il titolo “L’ultima favola russa”. Il risultato è che, scrivendo, non puoi evitare di citare una serie di informazioni false, fuorvianti, che complicano tantissimo una storia. Secondo motivo. Ai giovani non viene insegnato ad essere critici. O sono nati col veleno nel latte materno, oppure non sono in grado di chiedersi cosa ci sia dietro un’apparente notizia. Quando ero giovane io ed arrivava un comunicato stampa in redazione, il capo diceva: scopri la bugia. Oggi ti dice: pubblicala così, non fare casini. La paura di prendersi a cornate con chiunque è giustificata dal fatto che, prima, le leggi ti permettevano di scrivere impunitamente qualsiasi puttanata, ed invece oggi ti impediscano qualunque ragionamento non dimostrabile peggio di un’equazione matematica – in una situazione in cui nessuno ti insegna a valutare quali fonti siano più credibili. Mi spiego. Se in un’intercettazione che mi arriva tra le mani il Sig. Bianchi asserisce di aver “trombato la moglie del Signor Neri”, questa è un’affermazione che non si sa se sia vera, a cosa si riferisca (sesso? concorrenza nel lavoro? acrimonia politica? ricatto?). Oggi, dato che si pubblica tutto, non esiste una scala di valutazione di cosa sia un’insinuazione (magari vera) e cosa sia una prova credibile. Terzo motivo. Grazie alla grande scuola russa del Kompromat, dopo la Perestroijka abbiamo tutti imparato che si possa sempre e comunque arrivare a sputtanare chiunque, e senza farsi denunciare. Di me, ad esempio, si può affermare che io abbia avuto frequentazioni con le Brigate Rosse, che abbia incontrato Giusva Fioravanti ad un convegno, che abbia frequentato ambienti massonici, che sia “legato” alla Fratellanza Islamica e conosca diverse persone in odore di mafia. Tra le mie conoscenze ci sono persino degli juventini confessi. Si crede di essere giornalisti liberi sparando a zero su coloro che il potere ti mette di fronte al mirino gridando “Ora!”, ed invece si è quasi sempre manipolati. Nessuno è salvo per antonomasia, nemmeno gruppi che hanno acquistato una grande credibilità in anni di fatiche, come quello che ruota intorno a Milena Gabanelli. Quanto a Marco Travaglio, parlo solo in presenza del mio avvocato. Io stesso sono stato strumento dei giudici, oppure di avvocati che sostenevano che l’avversario del loro cliente fosse una merda. Io avevo bisogno di pubblicare ed ho scritto. Non dimentichiamolo mai: il risultato di “Mani Pulite” è stato Silvio Berlusconi al potere. Ed intanto decenni di guerra di trincea del giudice Boccassini si sono rivelati un disastro senza eguali. Si è impropriamente sostituito il Kompromat ed i verbali di Polizia al dibattito politico, e tutti vediamo dove siamo – non esistono più nemmeno giornalisti che scrivono di politica, nessuno più sa che cosa sia. Quarto motivo. I giornali non sono in grado di pubblicare storie contro corrente. Come diceva Giacomo Leopardi, il destino della stampa è di essere letta solo da chi la scrive, o di essere scritta da chi la legge. Berlusconi e Grillo hanno impostato le loro fortune su questo principio. Una catastrofe. Non ci sono soldi, la pressione dei contratti pubblicitari proibisce di approfondire troppo o di rompere i coglioni al potente sbagliato. La gente l’ha capito, ma non ha gli strumenti per distinguere, e del resto giornali apparentemente liberi, come “Il Manifesto”, non hanno i soldi e le capacità giornalistiche necessarie per scrivere grandi inchieste. Gli ultimi due difensori del giornalismo, “Il Mondo” ed “Avvenimenti”, non esistono più da tempo immemorabile. Oggi persino la TV è solo commento ed immagini scelte in base a progetti di disinformazione mirati. Quinto motivo: non esiste più l’opinione pubblica. La gente non sa, non crede, oppure crede ciecamente. In ogni caso si indigna a comando e solo per un numero limitato di giorni poi dimentica, ed un nuovo orrore sostituisce quello precedente. Il “pubblico” consuma, non legge. Consuma, non vota. Consuma, non pensa. La democrazia muore, il bisogno di capire muore con lei. Come disse Papa Giovanni Paolo II, il 21° secolo sarà il secolo del fondamentalismo religioso, da una parte come dall’altra. Quando lo disse risero tutti. Invece aveva ragione. Ma, come ho detto, esiste un argomento forte che contrasta con questo mio pippone. Questo argomento è “Coop Connection”, il libro sulla Lega delle Cooperative scritto da Antonio Amorosi (http://www.antonioamorosi.it/coop-connection/), che racconta di cose terrificanti con prove alla mano, diverse testimonianze raccapriccianti, una serie di dati incontrovertibili. Ci spiega di come tutto il PD sia corrotto, compresi personaggi come Bersani, che credevo fossero al di fuori del guano. Racconta di torture, omicidi, accordi con la criminalità organizzata, truffe, schiavitù, sfruttamento dell’immigrazione clandestina, umiliazione e sfruttamento degli italiani più deboli, quelli che il movimento cooperativo sostiene di voler salvare, piani di destabilizzazione della democrazia. Ad Antonio Amorosi è riuscito un capolavoro. Non so come abbia fatto. Ma mi inchino di fronte a lui ed alla sua opera, pieno di riconoscenza e di stupore. Leggetevelo, altrimenti non saprete mai perché si debba impedire a Matteo Renzi di tornare al potere, e crederete che i Grillini siano il suo nemico naturale, mentre probabilmente sono semplicemente una corrente del suo movimento antidemocratico. E dopo averlo letto, non so. Come nei “Reduci” di Gaber, mi viene la voglia di rompere tutto. Ed oggi la Meloni in TV dice che la legge tedesca sul voto sia quella della Germania Est. Una cazzata ridicola. Oramai la realtà è al di là dello specchio, e noi siamo prigionieri dello Stregatto e della Regina di Cuori.

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