Totò Riina non ha mai avuto pietà per nessuno. La lista delle atrocità di cui è responsabile riempie le spesse pagine di un elenco telefonico. La giustizia lo ha condannato per fatti specifici, la cui somma dice che il Sig. Riina sia una belva senza umanità alcuna, un vero demonio. Ammesso e non concesso che sia veramente rincretinito e morente (ma sono certo che in carcere gode di una sopraffina assistenza medica), lui ha dichiarato guerra all’umanità quando era perfettamente cosciente e sapeva bene quali fossero le possibili reazioni dello Stato. Se fosse un uomo de panza e fosse cosciente, ora non vorrebbe clemenza, ma conserverebbe un minimo di orgoglio. Se lui avesse torturato, stuprato, sciolto nell’acido un mio parente, sarei già abbastanza amareggiato da saperlo “solo” in prigione – da dove ha continuato a comandare, alloggiato con un comfort probabilmente superiore a quello di molte italiane ed italiani a casa propria. Far uscire Riina di galera prima della fine della pena significa sputare sui cadaveri di Giovanni Falcone, di sua moglie, dei suoi collaboratori, di Paolo Borsellino, di Pio La Torre, e via dicendo. Chi chiede clemenza per Riina è un fiancheggiatore (cliente) della mafia o un cretino. E non tirate fuori Marco Pannella, che si è giustamente battuto per le condizioni dei detenuti. Riina, in galera, ci abita come in un hotel a cinque stelle. Riina paghi non per vendetta, ma per giustizia. Una parola che, la maggior parte di voi, associa solo ai cazzi propri, qualora vengano disturbati, non importa se a ragione o meno. Se credete che Riina, per l’alveo roseo che conclude le vostre viscere, sia irrilevante, dovrebbero togliervi il diritto di votare. La democrazia dev’essere responsabilità e consapevolezza.

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