Naturalmente non posseggo la competenza per spiegare il voto britannico senza rendermi ridicolo. Mi preme però dire un paio di cose su cui mi sento sicuro. La prima: ammiro un popolo che vota di giovedì, in poche ore, senza che ci sia una rivolta popolare. Questo vuol dire che quel popolo ama e rispetta la propria democrazia. In Italia ci sono sette comuni in cui non si vota più, perché la gente non va a votare e non si riesce a trovare persone che si candidino per le cariche comunali. Non gliene frega niente a nessuno. La seconda: non ha senso fare paragoni tra esponenti della scena politica inglese (o francese) e quelli italiani – che notoriamente non si occupano di politica, ma vendono lavatrici e frigoriferi. Chi dice che esiste una tendenza europea verso destra o sinistra mente oppure è stupido. In Ungheria il popolo ha votato democraticamente per un governo dittatoriale. In tutti gli altri Paesi le persone hanno votato per il partito da cui credevano di ottenere un futuro migliore – come è logico. Ed è questo il nocciolo che vorrei che si capisse. Fino al 1990 esistevano organizzazioni politiche ed una massa consistente di elettori che credevano sinceramente (e si battevano) per una forma di Stato e di politica economica, sociale, giuridica e militare sovranazionali. Nel bene e nel male, perché tremo all’idea che storicamente l’europeismo di Spinelli e del Manifesto di Ventotene vadano a finire nello stesso cassetto dello stragismo filoamericano, dell’europeismo di estrema destra o di quello del partito bolscevico al potere in Unione Sovietica. Tutto ciò è morto, finito, calpestato dalle ignominie perpetrate dai governi dei singoli Stati nazionali, dalla crisi strutturale del capitalismo basato sulle speculazioni finanziarie non più su industria e commercio, e dall’arrivo sulla scena di giovani generazioni che, senza avere memoria della guerra, fanno dell’individualismo sfrenato e infantile l’unica misura della propria vita. In Turchia il dittatore sanguinario Tayyip Erdogan ha arrestato, senza un’accusa formale, il direttore nazionale di Amnesty International. Non gliene frega niente a nessuno. Nemmeno all’Italia, nonostante quel signore, negli ultimi anni, gratuitamente, ha tirato fuori dalle galere turche, rischiando del suo, i cittadini italiani finiti nelle grinfie del regime locale. Per lui, da parte dello Stato, dei media, della gente d’Italia, nemmeno una parola di sostegno ideale. Succede al di là di Taranto, fatti loro. Naturalmente le strade sono piene di gente che dedica la propria vita alla solidarietà e ragiona con i dati in proprio possesso per fare in modo che il sogno dell’umanità sopravviva all’incubo dei nazionalismi. Ma tutto ciò che accade a livello politico va in direzione opposta. Come diceva il Prof. Wolf Dieter Narr già 25 anni fa, la globalizzazione è conclusa, ora ci troviamo all’inizio del flusso culturale opposto, con delle forze politiche che – non sapendo cosa fare – cercano di assecondare i nostri mugugni e la nostra estetica, ma non fanno politica. Ma non fare è – comunque – fare. Fare senza volerne portare la responsabilità, senza avere alcuna idea di cosa sia giusto, avendo in mente solo il mero interesse particolare e la difesa degli interessi organizzati di lobbies e clan. Non è una coincidenza il fatto che a Roma le uniche politiche attive portate avanti dalla Giunta siano quelle di sostegno del Clan mafioso dei Tredicine. Pensateci. La tragedia del Grillismo è aver fatto credere alla gente che esistesse un gruppo di Onesti che volesse il Bene del Popolo, e che sapesse come realizzare chissà cosa. Era una bugia. E torniamo al punto. Come facciamo a cambiare questa tendenza? Io non lo so. Ma il voto inglese lo useranno per farvi credere la qualunque. Non cedete.

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