– E venne la sera in cui mi venne regalata l’occasione di vedere un meraviglioso giro di boa di Carlotta Piraino: il suo nuovo lavoro, “Trecce”, che mette in scena al Teatro Tordinona anche i prossimi due giorni. Sul palco due attori bravissimi, Marta Nuti e Diego Valentino Venditti. Mi permetto di chiamarlo giro di boa dopo aver visto diversi lavori di Carlotta, sempre molto intensi, dolorosi, pieni di trasposizioni fisiche di sentimenti così complessi da non poter essere resi soltanto con le parole. Il ballo dei bulli e poi il girotondo con l’orsetto di “Strappi”, l’atmosfera continua di ansia nel lavoro sull’anoressia, le mani che volano ed inseguono invisibili farfalle di pensieri di Lia Traverso, ogni volta Carlotta ed il suo teatro mi hanno regalato una drammaticità personale, intima, immediata, corporea. “Trecce” invece vola al di là dell’ostacolo dell’edificio Corpo ed entra da subito nel magma Anima. Un parrucchiere attende una donna che non verrà. Una donna combatte l’estraneità e la solitudine imponendosi al parrucchiere, un ricatto alla volta, con la violenza tipica di chi ha imparato ad usare come arma la propria debolezza. Non ho voglia di sapere quanto della scrittrice ci sia in ogni personaggio, perché sarebbe una lettura banale: Carlotta Piraino, una volta di più, riesce nel miracolo inatteso di presentare un’esperienza di vita comune a tutti coloro che hanno il coraggio e la pedanteria esistenziale di provare veri sentimenti (e quindi avere dubbi) e di mettertela lì, in una metafora sorprendente che allo stesso tempo, a causa della grazia dei testi di Piraino, diventa un’estetica ovvietà, indirimibile. Per un lungo tratto il parrucchiere sembra un bravo ragazzo deluso, una persona buona e leggermente ingenua, mentre la donna s’intrufola usando l’intero pentagramma della coercizione muliebre classica: paura, remissività, bisogno di protezione. A questo proposito dice una verità inconfessabile: “A volte ho bisogno di essere spinta per poter scegliere una direzione”. Sento in me il Fabrizio De André del capolavoro “Verranno a chiederti del nostro amore”: continuerai a farti scegliere, o finalmente sceglierai? Perché è di questo che tratta “Trecce”. Mi chiedo, guardando la piéce, quanto delle scelte che crediamo di aver fatto sia stata una nostra scelta consapevole e quanto invece un essere stati scelti, costretti, manipolati, oppure semplicemente aiutati a rinunciare alle nostre responsabilità su noi stessi, per pigrizia e per paura… quanto? La donna, una volta conquistato lo spazio della notte, ammette: ho un fidanzato dopo l’altro, ma sono tutti uguali. Uno chiama spesso, l’altro non chiama mai, ma alla fine mi aspetto che riempiano un vuoto che ho dentro. E di colpo questo vuoto diventa tutto ciò che sono, una disperazione improvvisa che ti sale alle labbra quando il diaframma, a stomaco vuoto, è più forte e sincero. Un altro passo avanti che mi commuove per la sua intima bellezza: Carlotta Piraino ha superato il cibo e la sua problematica, per riempire il vuoto ci vuole qualcosa d’altro. Ma cosa? “Trecce” non lo dice esplicitamente, ma la risposta è una sola: l’intimità. Ciò che ciascuno di noi sfugge, sempre per pigrizia e per paura, con assoluta decisione e precisione. Ci lamentiamo di qualcuno che, per avvicinarci, ci ha detto una cosa che ci ha ferito, gli diamo del superficiale, ma non vediamo l’immenso tentativo necessario per iniziare la comprensione che, un giorno, potrebbe divenire intimità, conoscenza, condivisione. La fine vera della solitudine. Ma il telefono suona, la ragazza scappa indietro nella sua vita, dopo aver avuto un momento in cui l’aver scavalcato le frasi fatte, cercando di combattere quel vuoto che la pervade (“io a volte sono quel vuoto”, dice), l’aveva resa magica, unica, irripetibile, vera. Il teatro di Carlotta Piraino cerca questa verità, questa autenticità, ed ora la cerca ancora più nel profondo, nel solco lasciato dalle ferite ancora aperte, nel tratturo scavato nel bosco delle nostre abitudini e dei nostri rapporti sfasati e nevrotici, nella fiamma flebile di due candele che, dicendo 32, segnano il confine fra due tempi, due ere, due vite. Andate a vedere la nuova Carlotta Piraino. Vi riempirà di emozioni straordinarie come già faceva prima e vi presenterà una nuova serie di appigli ed appunti per la sopravvivenza che saranno un balsamo sul vostro cuore, casomai, per sbaglio, lo abbiate ancora. Grandioso. E la scenografia ed i costumi di Valentina Cardinali e Serena Furiassi sono, una volta ancora, perfetti. Grandioso.

Lascia un commento