– Quello che sta succedendo in Iraq è la palpabile dimostrazione dell’insipienza politica e culturale statunitense. Saddam Hussein era indubbiamente un dittatore truculento, sterminatore di Curdi e sciiti, ma era uno dei tanti dittatori sopportati meravigliosamente bene da decenni da Washington. Sia in America latina, sia in Asia, sia in Africa se ciò era funzionale ai suoi interessi economici e strategici. Quindi non ci vengano a raccontare la storiella della “difesa della democrazia”, tanto frequentemente calpestata in varie parti del mondo, senza sussulti quasi. Saddam era un vecchio e caro amico degli USA, che aveva anche provato a fare il piacere agli USA di abbattere il regime odioso degli Ayatollah. Quindi se l’intervento militare la prima volta aveva un senso, dopo l’annessione irachena del Kuweit, la seconda volta non lo è affatto. E ancora resta un grande interrogativo se l’unica risposta plausibile sia quella della incapacità culturale strategica di Bush Jr e del suo staff, non in grado di capire che, distruggendo un paese artificiale come l’Iraq, la disintegrazione del paese sarebbe stata solo questione di tempo. Peggio ancora: credere di risolvere le ingiustizie da sempre esistenti in Iraq, fin dal momento della sua creazione in laboratorio da parte del Regno Unito dopo la I guerra mondiale, privilegiando i perseguitati di sempre (curdi e sciiti) e avvilendo i sunniti, era la cosa quasi più idiota che si potesse programmare. Quasi, perché in realtà c’è stato di peggio. L’esercito iracheno (tra i più patriottici del mondo arabo ma, fatalmente, obbligato a iscriversi al Ba’th, proprio come gli Italiani che lavoravano nel settore pubblico durante il fascismo furono costretti a iscriversi al PNF) e la polizia furono smantellati, perché sospettati di essere ideologicamente filo-Saddam. In Italia, un ignorante di questioni vicino-orientali come Giuliano Ferrara, ebbe l’improntitudine – da tipico theo-con casareccio, o “laico devoto” come ama definire se stesso – di affermare che i ba’thisti erano come i nazisti, senza minimamente sapere o sospettare che essi erano stati tra le vittime di Saddam e della sua smania di ba’thizzazione forzata del Paese. Il risultato statunitense è di aver privato l’Iraq di ogni possibile salvezza, come il recente vile comportamento dell’esercito addestrato dagli Statunitensi ha ampiamente dimostrato a Mossul, Kirkuk, Tikrit e Falluja. La politica di potenza è sempre detestabile ma, almeno, un tempo le Grandi Potenze studiavano un pochino. Qualcosa di storia, geografia, cultura religiosa del Paese che andavano a sottomettere. Gli USA, malgrado abbiano ottimi docenti nelle loro Università, pensano di poterne fare a meno e di improvvisare alla bell’e meglio. Lo possono fare, sì, e lo hanno dimostrato. Ma non lo fanno senza combinare pasticci immensi di cui tutti – noi compresi – dobbiamo poi pagare caro il prezzo.

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