Quando guardo alla violenza barbarica ed oscena perpetrata dalla Turchia e dagli Stati Uniti contro il popolo curdo, “giustificata” dalla necessità di fare muro contro l’ISIS, sono indeciso se iniziare a credere alla cospirazione generica del male o all’ineluttabile avanzata dell’inciviltà e del pragmatismo bacchettone, di cui gli Stati Uniti sono da sempre il Cavaliere Errante. E noi qui stiamo a prenderci in giro con il PIL allo +0.2%. Oggi, se ne avessi il coraggio, non andrei a combattere in Spagna, come nel 1936, ma in Kurdistan, per difendere il mondo civile contro l’alleanza tra Washington, Ankara e quei pazzi salvinolenti del cosiddetto Stato Islamico. Ma non ce l’ho, quel coraggio, sto troppo bene. Ingrasso qui, e spero che egiziani, israeliani e curdi riescano almeno a rallentare l’orrore. Così facendo, ovviamente, con tutto il mio snobismo impotente, sono tra coloro che, democraticamente, accettano la fine della democrazia, della tolleranza e dell’illuminismo. La democrazia, come l’amore, è una conquista quotidiana contro le bugie, la pigrizia e la violenza. Ed il suo fronte, purtroppo, si sposta spesso. La realtà è un uccello che non ha memoria, devi indovinare da che parte va – diceva Giorgio Gaber. Post Scriptum – Non arriverei a dire che l’unico americano buono è quello morto, perché sarebbe scioccamente razzista. Però un po’ di scapaccioni, a questi bimbi assassini ed egotici, farebbero bene, no?
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