La vittoria della SVP nelle elezioni federali svizzere non deve essere sopravvalutata, ma inserita nel contesto del tutto particolare di quel Paese. Il governo svizzero si compone di sette ministri, i quali ruotano di anno in anno nella carica di Presidente della Confederazione. Il governo, fin dal 1828, si esprime votando segretamente su ogni questione, ma presentandosi al pubblico come unanime. Mi spiego: se il partito X vota per la chiusura delle frontiere, ma la maggioranza dei ministri vota contro, allora anche chi aveva votato per la chiusura, da quel momento in poi, DEVE dire che il governo è contro la chiusura. Per questo motivo, la campagna xenofoba della SVP (che va avanti da un quarto di secolo con toni agghiaccianti) non cambia nulla. Forse la SVP avrà un secondo ministro ai danni dei democristiani, ma alla fine la concertazione non cambia. Ma allora perché dannarsi? Perché la Svizzera è un paese dominato dalle lobbies, ed il fatto di avere un ministro in più significa avere un peso maggiore nella cosiddetta “divisione della torta”. Il Parlamento Federale è un organo di milizia (i membri di entrambi i rami del Parlamento non ricevono alcuno stipendio), e quindi i suoi membri sono lì a rappresentare non tanto un’ideologia, ma una banca, un’azienda, un gruppo di pressione e di interessi economici. Ebbene, chiunque agisca nei piani alti dell’amministrazione elvetica sa benissimo, che la Svizzera abbisogna di una quota importante di stranieri, tant’è che oltre un quarto degli abitanti del Paese è nato altrove. Il voto svizzero va quindi valutato come un modo autoregolante di questo complesso intreccio di interessi di tenere calmo il popolo dandogli l’impressione che cambi qualcosa – e che la rabbia xenofoba ora l’abbia avuta vinta. La SVP ha ottenuto il 28% dei voti espressi (nella Confederazione l’astensione dal voto ha percentuali altissime), e se presentasse un referendum per chiudere le porte lo perderebbe. ma allora cosa succede? Succede che il mondo politico svizzero mostra grande preoccupazione, perché aveva scommesso sull’Euro e sull’unione delle nazioni europee, ed ora teme di aver sbagliato e sta cercando di cambiare cavallo in corsa – scegliendo non più la Cina ma, se possibile, i Paesi arabi e gli Stati Uniti. Ma a noi di tutto ciò cosa importa? Accidenti, se ce ne importa, dato che ci sono alcuni miliardi (decine di miliardi di Euro, anche se non esiste alcuna cifra ufficiale), stipati tra i buchi del formaggio, che si sottraggono alle tasse, ai rischi della pencolante economia europea, ai sommovimenti della crisi commerciale globale che perdura da quasi un decennio. Voi riderete, ma gli evasori fiscali italiani, tedeschi, francesi, russi, arabi, sudamericani, sudafricani, indiani ed americani, che si nascondono lì, quando possono fanno campagna per la SVP. Sapevatelo, e tenetelo sempre presente.
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