Un amico mi scrive: “Non capisco. A volte dici cose di sinistra, a volte di destra. Però parli male dei Grillini e della Lega. ma da che parte stai?” Mi viene da ridere, perché mi si chiede questo come mi si potrebbe chiedere se io sia Romanista o Laziale. Sono di sinistra, amico mio, checché tanti dicano. Lo credo fermamente, perché credo nella critica marxista e weberiana del capitalismo, perché credo che il liberismo uccida l’umanità prima psicologicamente e poi fisicamente, perché credo nella libertà e nella democrazia come ideali futuri, utopie non realizzate, perché amo Giorgio Gaber, e soprattutto tutto. E perché credo che la teoria di Bismarck, che calata dall’alto ha imposto la schiavitù del nazionalismo, sia feccia. Credo che lo statalismo sovietico non sia di sinistra, ma feccia. Credo che il populismo liberista sia feccia. Credo invece nella forza del popolo, quando la si trova. Ma, come scriveva Tiziano Terzani, non credo nella rivoluzione, perché è simbolo di massacro ed è il contrario della libertà. Credo in quanto diceva Ugo La Malfa nel 1958, quando ancora sognava un’Italia né con gli Americani, né con i Sovietici; quando credeva nelle forze illuminate del PCI e della DC; quando dimostrava di sapere benissimo a quale gioco si stesse giocando, insomma quando disse: ““Dietro la DC c’è la storia millenaria della Chiesa cattolica; dietro il PCI c’è la Russia sovietica; dietro di noi, cittadini, c’è la storia viva del nostro Paese: ci sono le lotte risorgimentali, c’è la sofferenza e il travaglio per dare un volto democratico a questa Italia. Sapete, lavoratori comunisti, perché voi, come esercito togliattiano, fate la strada del gambero? Perché quando l’onorevole Togliatti viene su queste tribune e parla della giustizia sociale, dietro di lui ci sono le ombre, le forche di Stalin. Voi lavoratori comunisti siete come l’esercito comandato da generali che portano a Caporetto, perché avete legato la vostra battaglia a una battaglia contro la libertà. Sapete perché noi possiamo invece essere franchi con chiunque? Perché quando veniamo su queste tribune c’è in noi la voce della libertà, dietro di noi non ci sono forche per gli altri, ci sono state invece forche per i repubblicani. E se domani dicessimo all’onorevole Fanfani: “veniamo con te”, l’onorevole Fanfani scriverebbe che il grande partito del Risorgimento fa la battaglia della democrazia. Se andassimo con l’onorevole Togliatti questo affermerebbe che si è costituito il grande fronte popolare col partito di Mazzini. Ma noi non dobbiamo servire gli altri partiti, noi dobbiamo servire i nostri ideali e il nostro Paese. Abbiamo un solo patrimonio: la tradizione morale di questo Paese, la tradizione risorgimentale che soffriamo ogni giorno. Se alziamo questa voce contro le degenerazioni è perché i nostri padri ci hanno assegnato qualche cosa che vale di più di una potenza straniera, che vale più di interessi costituiti: i valori morali che hanno fatto l’Italia”. Lo disse a Forlì l’11 maggio 1958. Inutilmente. Ma non per questo bisogna smettere di gridarlo.

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