Il processo contro Erri De Luca è una follia che mi lascia sgomento. Trovo De Luca omologo a Luciano Ligabue, Roby Facchinetti, Gigi D’Alessio e Max Pezzali: vorticatori di parole senza spessore, autori seriali di twitter concatenati, stampati come libri o canzoni, epigoni della noia che rappresentano un paese sull’orlo dell’analfabetismo. Ed infatti non compro i suoi Bignami, in cui articoli di fondo da Domenica del Corriere vengono spacciati per romanzi. Ma condannarlo e farlo andare in prigione (l’uomo ha una grandissima consapevolezza della propria mediaticità) per aver detto che va fermata un’opera di ingegneria civile (la TAV) che certamente costituisce un attentato all’equilibrio ambientale dei luoghi che attraversa, mi sembra una misura degna della dittatura della Corea del Nord. Ma possibile mai che la magistratura italiana, sulla sua china di auto sputtanamento, non possa far di meglio che prendersela con costui? Erri De Luca per cosa potrebbe essere punito, se non per manifesta antipatia o magniloquenza? Vincenzo De Luca può fare il Governatore della Campania, ed Erri non può essere lasciato a pubblicare le sue dispense senza tutta questa pubblicità gratuita?

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