– Sono andato con due amici tedeschi a sentire la BandaJorona a Villa Mercede, in Via Tiburtina. Ci sono andato preoccupato, temendo che la nostra romanità, di cui Bianca Giovannini è uno dei pochi simboli ancora belli e credibili, fosse per loro inaccessibile. Invece erano estasiati e conquistati, come me, del resto. Anche in una nuova formazione, la BandaJorona è una voce precisa, appassionante, mai retorica, straziante, sincera, malinconica, mai moralista – la parte bella di ciò che noi Romani potremmo essere e non sempre ne siamo capaci. Bianca è femminista e divina in modo disarmante, riuscendo a conciliare un’apparente contraddizione con una semplicità inattesa ed a volte persino un’insicurezza quasi leziosa. Pensare alla fragilità di una donna che è anche una cantante con una voce talmente poderosa sembra un controsenso, ma proprio in questo punto Bianca è unica, straordinaria, inarrivabile: con una professionalità indirimibile riesce ad essere vera, verissima, anzi fragile e forte al contempo. Donna e compagna, Anna Magnani e Lea Massari, aristocratica e popolana. In questo scontro senza conflitto, in questa resa mai patetica all’emozione, alla tristezza della solitudine e del tradimento, alla gioia di vivere per la vita, BandaJorona è un’esplosione di rabbia ed amore che va dritta al cuore. La gente ha gli occhi lucidi per le serenate, poi sghignazza per la citazione Anna Melato. Ma quando Bianca canta “Nun te sveijà” e “Sempre”, o parla del bombardamento di San Lorenzo, ho gli occhi gonfi di lacrime d’orgoglio. Si Bianca, so dde Roma puro io, anche si fui lontano, anche si nun c’ero a li momenti topici, anche se dda regazzino nun ce capivo gnente. Roma non è una città, ma il sogno di una vita travolgente, che consuma, che scava, che abbaia, che piange. Grazie Bianca. Imparo più in due ore di BandaJorona che in una vita di confusione.

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