– Ieri, a Roma, mentre veniva bloccato il centro per montare il palco per il concerto dei Rolling Stones al Circo Massimo, i vigili urbani hanno scioperato, hanno manifestato a Piazza Venezia e sotto la scalinata del Campidoglio. Secondo il loro comunicato erano in piazza circa 1000 vigili, ovvero più della metà degli effettivi per la direzione del traffico, e poco meno di un sesto dell’intero effettivo del corpo. Rivendicano migliori misure a sostegno della salute e la garanzia del premio mensile con cui da anni l’Amministrazione Capitolina maschera gli aumenti di stipendio che non è autorizzata (dalla Legge di Stabilità e dallo stato pietoso delle casse comunali) a concedere. Mi arrabbio per gradi, se permettete. Prima considerazione: Scioperando i vigili ci comunicano che esistono 1800 militi addetti alla regolamentazione del traffico. Chiamo la segreteria del Comandante, Raffaele Clemente, e chiedo: quanti di questi 1800 sono effettivamente ogni giorno per strada? Dove sono? Cosa fanno? Vi risparmio la lotta sostenuta per ottenere una risposta. Alla domanda: ma lei chi è, ho declinato le mie generalità. E loro: perché chiama? Che diritto ha? Ho detto: sono un cittadino. Ma loro hanno letto il dizionario solo fino alla lettera B, non sapevano di cosa stessi parlando, quindi sono stato costretto a qualificarmi come amico di, sodale di, socio di, ed ho scoperto che il Manuale Cencelli l’hanno studiato integralmente, i nomi che contano li conoscono tutti. Risposta: senza contare gli ausiliari (che sono coloro che mettono le multe e che quindi non fanno parte dei vigli) sono circa 140. Su 1800. E gli altri cosa fanno? I turni, sono ammalati, sono incinti, sono in permesso sindacale, sono consiglieri di circoscrizione (di Municipio), lavorano in strutture pubbliche come portinai, prendono il caffé al bar. Gli ammalati sono in media 630 al giorno. Lo credo che pretendono un migliore trattamento igienico! Evidentemente nei locali dei vigili ci sono blocchi di kryptonite ed alla mensa servono un piatto unico di batteri in umido! Seconda considerazione: Allora ho chiesto: ma cosa fanno i 5400 vigili che non sono destinati alla corvée traffico, alla corvée baretto o alla corvée portinaio? Insomma, perché li paghiamo? Dunque. 700 di loro “processano” le multe. Che vengono prese da ausiliari e vengono automaticamente inserite in un sistema che, automaticamente, stampa le multe da mandare a casa che, automaticamente, vengono raccolte nell’Ufficio Postale di Via Petroselli, dove le Poste provvedono (senza ausilio di militi) a farle recapitare a casa. Solo il 32,56% delle multe vengono pagate nei tempi richiesti. Il resto torna sul tavolo dei 700 militi, che si limitano a reinserire i dati nel computer. 700 persone. Dato che a Roma vengono fatte circa 540mila multe all’anno (media degli ultimi dieci anni) e che i giorni lavorativi in un anno sono circa 280, ogni giorno ci sono circa 1928 multe. Di queste, circa 650 vengono pagate, 1278 tornano sul tavolo dei mitici 700 che, quindi, ogni giorno, devono “processare” 1,82 multe ciascuno. Diciamo due, va. Un procedimento che abbisogna di quasi 80 secondi per ogni multa, a meno che non si tratti di secchioni che usano più di un dito per digitare sulla tastiera. Nel resto del tempo i 700 fanno la spesa, portano i figli a scuola o li riprendono, telefonano, bevono caffé, giocano ai videogames, passeggiano, fanno jogging, leggono il giornale, chiedono aumenti di stipendio.
3) Mancano all’appello 4700 vigili. Di costoro non si sa nulla. Top secret. Alcuni girano tronfi sulle loro Fiat o sui motociclettoni, così a sbalzo. Altri visitano negozi e riscuotono denaro a diverso titolo, si fanno picchiare dai venditori ambulanti abusivi, aumentano il giro d’affari delle sale bingo e delle signorine a ore, non mi viene in mente altro. O forse sono impegnati segretamente nella preparazione di un’opera enciclopedica universale il cui progetto viene nominato in codice “Rugantino”. Si tratta di un manuale sull’ufo. No, non sugli UFO, ma sull’ufo. Col sottotitolo: “Voija de lavorà sarteme addosso, ma famme lavorà meno che posso”. Ora che lo so mi lascio taglieggiare più contento.

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