Negli ultimi 18 mesi oltre mezzo milione di italiani hanno lasciato il nostro Paese per lavorare all’estero. La metà di loro è andata a Londra o comunque nel Regno Unito. Ma non si tratta del tipo di emigrazione che aveva sorretto l’economia del Regno d’Italia tra il 1815 e gli anni 60 del secolo scorso. Chi parte non va per poi mandare i soldi alla famiglia che resta qui. Chi parte va alla ricerca di una nuova vita, lontano dalla trappola mortale che è divenuta l’Italia nell’ultimo quarto di secolo. Chi parte sceglie una vita migliore, un lavoro ben pagato, garanzie sul trattamento salariale e professionale, una prospettiva di poter crescere, un luogo in cui poter avere una famiglia senza dover avere continuamente paura, in cui la sanità funziona, la burocrazia funziona, la vita è ancora piacevole. Si tratta di una scommessa per molti ancora difficile, ma necessaria. Chi se ne va ha imparato che il presente (e non il futuro lontano) dice che siamo cittadini europei, che siamo ben visti ovunque, se lavoriamo. Una persona cui sono molto affezionato è partita a dicembre ed ha iniziato lavando i piatti mentre imparava l’inglese. Oggi, e non siamo nemmeno a febbraio, ha trovato il posto di lavoro per cui aveva studiato, lo ha trovato in un’azienda seria, ha una sistemazione abitativa accettabile, delle prospettive occupazionali più che positive. La sua compagna, che è rimasta a Roma, è giustamente orgogliosa di lui. Direi di più: io sono orgoglioso di essere amico di entrambi, perché sono persone speciali. Hanno un’ambizione sana: fare ciò che hanno imparato a fare, seguire le proprie inclinazioni, essere felici insieme, anche se per un periodo sono costretti ad essere separati. Hanno vinto i due più grandi pesi dell’essere umano: la pigrizia e la paura. L’Italia è la culla mondiale della pigrizia e della paura, così come 500 anni fa era la culla del progresso e dell’arte. Andarsene, per chi nella vita ha qualcosa da realizzare, è una vittoria, non una sconfitta come ritengono ancora alcuni. Restare inchiodato alla propria misera miseria misericordiosa in Italia, peso per i parenti e lamentone cronico, questo vuol dire essere sconfitti. C’è molta più Italia al di là che al di qua delle Alpi. Nel cosiddetto estero, che straniero non è più, vivono gli italiani migliori, coloro su cui costruire. Noi che restiamo siamo residuali. Ci manca solo che ci tolgano l’ultima linfa vitale rimasta – gli immigranti che vengono da noi a fare ciò che non vogliamo fare – e saremo morti. Evviva chi parte, abbasso noi che restiamo, grillini di noi stessi.
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