– Un milione in piazza per la CGIL. Dagli altoparlanti risuona “Nessun dorma” e la gente ha gli occhi umidi di coccodrillismo. Il messaggio è chiaro: non si tocca nessuna garanzia, a pagare devono essere i ricchi. Matteo Renzi gongola, perché tra Beppe Grillo e Susanna Camusso il malcontento è incanalato su binari morti eterni ed estetici, politicamente azzerati. Gabriella Marchi Pallini, con indignata precisione, da casa sua relaziona sui canti della folla: Una gita ai Castelli di Ettore Petrolini, la volgare Bella Hawaiana di Alberto Sordi e Monica Vitti, Ligabue. Io invece, dall’Esquilino, ascolto grida di dolore per Marco, i cui genitori hanno traslocato (Laura Pausini), Albachiara di Vasco Rossi, Piccolo grande amore di Claudio Baglioni. Nemmeno Manu Chao, che già faceva tremare di stupefatta idiozia ccon i suoi inni alla lasagna. Questa non è una forza, ma una debolezza. Il segno della sconfitta di un ceto operaio che non è riuscito a divenire classe, che non è riuscito ad emanciparsi ma vuole restare succedaneo di un mondo del lavoro che, negli ultimi 40 anni, è scomparso come i dinosauri. Al suo posto non c’è il nulla, ma una nube composita di cose complesse e che il sindacato, parassitario come è, non vuole né comprendere né rappresentare. Camusso combatte chi produce valore aggiunto e protegge chi lo distrugge. Chi è con lei, quindi, non solo non è di sinistra, ma è al di là del fascismo, che invece ha una forte componente sociale. Camusso è il medioevo, quel milione di persone, con tutto il rispetto, sono ancora meno presenti a se stessi dei grillini. Almeno, nel M5S, esiste un tentativo onesto di cercare di capire la realtà. Quel milione di corpi, senza coscienza e senza cultura, invece, è solo carne da cannone. E piagnucola. Non sa che in questa epoca disgraziata, di padri non ce ne sono più.

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