Quando si scherza sull’affermazione “il personale è politico” (quei pochi, specie tra i giovani, che sono in grado di capire questa frase), non si capisce in quale misura ciò sia vero e quanto la vita di ciascuno di noi sia in gioco nella questione. Gli Stati nazionali europei, come li conosciamo noi, sono figli della dottrina Bismarck e del Congresso di Vienna del 1815, con un imprinting derivante anche dall’illuminismo, da Kant e dallo sviluppo della teoria capitalista sia in senso marxista che in senso cosiddetto liberale. In questi Stati allo stimolo alla riproduzione proprio della nostra specie viene dato un quadro di riferimento nell’ambito del quale la riproduzione viene regolamentata, supportata, razionalizzata e socializzata. Nasci da un papà ed una mamma, cresci, vai a scuola, ti innamori, vai a lavorare, ti sposi, ti riproduci, ed invece di farti sostenere dai figli, com’era nel Medioevo, nella vecchiaia è lo Stato che ti sostiene, di modo che i figli siano liberi di sostenere la società nazionale e capitalista e non restare invischiati nella cura di chi li ha prodotti. Ebbene, questo schema non funziona più, ed a mio avviso questa è una delle concause dello spostamento del conflitto eterno, proprio dell’uomo, tra vincenti e perdenti, dall’ambito sessuale, economico e generazionale a quello religioso. Non sto qui a dilungarmi sulla priva del fatto che il concetto cristiano e borghese della famiglia non funziona più: alla giusta ricerca della libertà individuale, troppi di noi, anzi quasi tutti, si ritrovano al momento decisivo (all’uscita dall’agone della sessualità) senza aver imparato empatia, intimità, lealtà, senso di appartenenza e di responsabilità. Soli come bestie, anche se ufficialmente in coppia. Se hai imparato tutto ciò, quasi sempre lo hai pagato comunque con la solitudine e con lo sviluppo di manie autodistruttive. Così come sono sempre meno coloro che hanno i soldi rimasti dall’entropia capitalista, sono sempre meno coloro che hanno una famiglia che funzioni. Uno dei risultati è che facciamo meno figli. Nel capitalismo ciò sarebbe male, perché nella teoria della crescita illimitata c’è bisogno di sempre più forza lavoro. Ma oggi, morto il capitalismo, la forza lavoro è un modello superato, anzi pericoloso. Se ho dei figli, dato che non avranno accesso al modello di famiglia bismarckiano (non trovano lavoro, non guadagnano abbastanza, non vogliono o non riescono a costruirsi una famiglia, non provano nessun interesse per le regole di coesistenza proprie della famiglia), dobbiamo mantenerli noi fino alla fine dei nostri giorni, ci rimangono dentro casa, fanno casini da adolescenti fino a 50 anni, sono bipolari, stanchi, stravolti, senza meta, senza orizzonte – non vengono più contenuti. L’essere umano che non trova più un modo di essere contenuto diventa aggressivo. Vuole essere visto ed essere ok, non vuole che ci si accorga che nella lotta darwinistica per l’accoppiamento è un perdente, fa fatica in ogni situazione perché non capisce più il contesto, percepisce che qualcosa sia stonato ma non ha gli strumenti cognitivi per costruirsi una propria diagnosi se non affidandosi (appunto) all’IS, a Salvini, a Grillo, ad una qualunque teoria vendicativa e distruttrice che, semplificando tutto al di là dell’efficienza, del funzionalismo e della verità, trasforma i perdenti in angeli – ciò che nel Medioevo faceva la Chiesa Cristiana e che Papa Ciccio cerca di rivitalizzare ora, forse troppo tardi. Ma non c’è speranza. Non esiste più un quadro di riferimento dell’accoppiamento che sia socialmente e politicamente congruo. Ed alla fine della famiglia, così come alla fine del capitalismo, non è stata data nessuna risposta – specie per i non competitivi. Ci si ostina a propalare la tesi secondo cui l’amore risolverà i nostri problemi, ma al contempo vediamo che la mercificazione del corpo e della mente ha portato ad un’afasia irreversibile. Io stesso ho inutilmente inseguito per 40 anni il miraggio dell’amore romantico – Babbut, Mammut e Figliut che si tengono per mano guardando il tramonto sulla veranda di una casa che guarda sul mare, verso ovest. Ma nel frattempo mi sono dato da fare per mettermi nella posizione di avere potere nella competizione, accrescendo la mia capacità economica e la mia efficienza sociale. Nel far questo ho distrutto il mio corpo, perché poi ognuno alla fin fine è l’IS di sé stesso, ma alla fine mi ritrovo a fare i conti con il fallimento dell’ideale romantico in sé, perché non è più funzionale all’epoca in cui viviamo. Ai ragazzi ed alle ragazze intelligenti, affascinanti e pieni di giusti dubbi che conosco, che stimo e cui voglio bene, che hanno oggi tra i 30 ed i 40 anni, hanno quindi toppato l’appuntamento con la famiglia cristiana e protocapitalista ed annaspano nell’angoscia bipolare del consumismo riproduttivo, posso suggerire poco, dato che io stesso ho fallito avendo a disposizione più opzioni di quante ne abbiano loro. Imparate l’intimità, la pazienza, il coraggio l’avete già. Battetevi per il vostro cuore e per il valore vero che portate dentro, per amicizie forti e leali, piangete quando non ce la fate più. Per quanto riguarda la sessualità, visto che non fanno più strage di voi con l’AIDS, non so cosa dire. Io sono divenuto obeso, quindi ho perso. Ma così come esiste una vita dopo il capitalismo, deve esistere una modalità riproduttiva efficiente dopo la fine dell’amore borghese e della copulazione motivata religiosamente. Non siate angeli, rimanete uomini. Quando scegliete una persona, battetevi con intransigenza per la costruzione dell’esclusività vera (quella sessuale moralista è una rinuncia, quella che nasce dalla costruzione dell’intimità è un dono) e dell’intimità. E non credete alle stronzate di Beppe Grillo, Matteo Salvini, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Michele Cucuzza, il marito di Maurizio Costanzo, Michele Santoro, Marco Travaglio, Fabio Volo, Rocco Siffredi… spegnete la TV. Andate a teatro. Scoprite i veri eroi del nostro tempo, che si chiamano con nomi che non faccio per pudore. Scegliete voi stessi, scegliete loro. Ascoltate Giorgio Gaber. Il personale è politico. Affanculo le merdate del postcapitalismo e dei nazismi religiosi e del consumismo.

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