La giunta capitolina, guidata dal Vicesindaco Daniele Frongia, ha finalmente iniziato a lavorare. Giorno dopo giorno, si scopre che la situazione sia di gran lunga peggiore di quanto persino i più pessimisti avevano creduto. Soprattutto le Giunte dirette da Alemanno e da Ignazio Marino hanno creato una situazione vicinissima al fallimento – una situazione che il M5S non è in grado di affrontare, non tanto e non solo per la scandentissima qualità dei suoi quadri, ma perché oggi, a salvare Roma, nessuno potrebbe farcela. Cerco di riassumere. Marino ha consegnato una città in cui la burocrazia allarga il buco del deficit di circa un quarto di miliardo l’anno. Non riscuote gli affitti, non riscuote le multe, paga penali per atti amministrativi dovuti e non realizzati, paga interessi su debiti non saldati, continua a far franare AMA ed ATAC, non chiude o vende le partecipate inutili, continua a pagare un botto di soldi ad impiegati superflui, neghittosi, inutili, dannosi, incapaci, assunti a pene di segugio solo per garantire voti a questo o quel partito. Ed ora che l’inchiesta su “Mafia Capitale” è arrivata a dimostrare che i magistrati non sono capaci di inchiodare un ladro, nemmeno se lo colgono sul fatto e confessa (è di ieri sera l’annuncio della procura che intitoleremmo “Tana Libera Tutti”), tutti coloro che, nelle pieghe delle Corti romane si fanno da anni gli sporchi affaracci loro, si sentono rinfrancati. Quello che Frongia e la sua squadra non hanno voluto capire, è che non basta l’onestà, ci vuole la competenza e la forza. Questa giunta non solo ha finora dimostrato di non avere né la forza né la competenza, ma sta mettendo gravemente in crisi la superstizione propalata in campagna elettorale, ovvero che si tratti di una “Banda degli Onesti”. La spocchia terribile non aiuta, anzi. Andare a far cagnara in strada insultando Benigni (che gli insulti se li merita tutti, a parer mio), dicendo che sia una vergogna che sia un comico ad influenzare personalmente le scelte politiche di un Paese, mi sembra non solo paradossale, ma toglie al M5S anche l’ultimo punto fermo. Tutto ciò che hanno detto finora era falso, tranne che Beppe Grillo facesse ridere. Ora negano persino questo. Che fare? E’ lecito credere che la Giunta Frongia verrà spazzata via non dalla politica, ma dalla scure delle inadempienze che sta assommando. Ovvio, diranno che è colpa della Casta, dei Poteri Forti, dei Klingoni, del Buco nell’Ozono, delle Scie Chimiche, e di Stanislao Moulinski. Ovvio, la gente ci crederà e tornerà a votarli, anche se in misura minore. Ovvio, Roma potrebbe divenire ingovernabile con i soli numeri delle elezioni democratiche. Ma qui bisogna proporre soluzioni, non abbandonarsi all’insulto al Grillino, che è cosa fin troppo facile. Per intanto Beppe Grillo ha compiuto una scelta giusta ed obbligata: Ha riconosciuto il fatto che il M5S sia una teocrazia dinastica, la cui struttura sia stata copiata da Forza Italia e che, rispetto al movimento berlusconista, invece di aiutare la Roma a vincere lo scudetto ne affosserà magari il progetto di costruzione di uno Stadio di proprietà, portando gli azionisti americani a fuggire a gambe levate. Gli scherani grillini adorano i fasti del berlusconismo, ma senza il suo stile porcareccio nazionalpopolare. le cene eleganti di Di Maio e Di Battista sono esibizioni parioline di parvenu che, invece di voler “dominare le femmine”, preferiscono cercare la mamma che c’è in loro, pur abbagliandole con soldi e potere. Il M5S è vittimista, Forza Italia è sciovinista. Ma lo spazio politico è lo stesso: una destra populista e senza valori, senza orientamento, senza progetto, senza identità culturale. Ma Grillo sta riportando la Chiesa al centro del Paese. Decide lui. Finalmente. Basta con la finta democrazia elettronica, che è una presa in giro demenziale. Decide lui. E dopo di lui i suoi figli, come è accaduto con Casaleggio. Come in ogni teocrazia, chi sale al potere non ha esperienza, non ha polso, non ha un progetto, non ha competenze, ma solo parentele. Il M5S è oggi, finalmente, Forza Italia.2, come avrebbe dovuto essere fin dall’inizio. Beppe Grillo sceglie una strada obbligata e percorribile: quella di abbandonare Roma al suo destino, bruciare Frongia e gli altri infiltrati neofascisti che hanno preso in mano il Partito a Roma, con l’idea di guidare un Alemanno bis segreto, e rinunciando a scontrarsi frontalmente con il proprio elettorato – perché la VERA casta che affossa Roma sono i suoi dipendenti comunali, provinciali, regionali. Gente che ruba a man bassa, che ha piazzato i parenti con raccomandazioni, che timbra il cartellino e va a fare la spesa, e poi vota M5S perché ha lo stesso una vita di merda e non sa perché. Oggi, portare Roma al default, è l’unico modo per salvarla. Chiudere AMA ed ATAC, far fallire tutte le società controllate e partecipate, gettare il napalm, una bella colata di cemento, asfalto e piume per i dirigenti, e poi ricominciamo. Con chi alla guida? Non lo so, è lo stesso. Che sia la destra di Berlusconi, la destra di Grillo o la destra di Renzi, di differenze ne vedo poche.
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