Ieri è morta, a 96 anni, Müzeyyen Senar. Probabilmente molti di voi non l’avevano mai sentita nominare, eppure la sua voce è tra le più importanti del secolo passato – nata in campagna, vicino a Bursa, scappata di casa dopo che suo padre aveva piantato la madre per una ragazzina, divenne non ancora sedicenne una delle cantanti più richieste di Istanbul. Pensate: le sue canzoni erano hit a 78 giri, in un tempo in cui non esistevano non solo gli LP, ma nemmeno i 45 giri. La sua musica rimane (per me) difficile da capire, ma i suoi testi hanno modificato profondamente il modo di pensare della Turchia di allora: testi intelligenti, scanzonati, di donna indipendente e padrona del proprio destino, orgogliosa della solitudine e della capacità di dire no. Il presidente Ataturk, che trasformò la vecchia teocrazia ottomana in un moderno Stato laico, la chiamava “Divina”. Dopo di lui, molti leader del Paese cercarono di farle accettare onorificenze e titoli. Lei rifiutò sempre, dicendo che gli uomini di potere offrono per manipolare, corrompere e possedere, e lei era nata per restare per sempre libera. Odiava la Turchia di Erdogan, ed anche a causa di una grave malattia da cinque anni si era ritirata. Oggi il mondo libero piange una donna come ce ne sono state poche: antipatica a molti, ha avuto uno spessore culturale e sociale come poche donne dell’ultimo secolo. Comparandola a Rosa Balistreri, che pagò a caro prezzo la sua libertà ed arte, Müzeyyen Senar è riuscita, grazie ad una splendida arroganza ed al fatto che allora (80 anni fa…) il mercato discografico fosse decisamente più semplice di oggi, a vivere da Regina in un Paese in cui, purtroppo, oggigiorno la donna viene sempre più brutalizzata, umiliata, sconfitta. Duole dirlo, ma probabilmente per lei dev’essere stata una liberazione non dover più guardare in TV le immagini di ragazzine traviate dal fondamentalismo islamico, dopo tutta la fatica fatta, per una vita intera, a battersi per il contrario. Proprio per questo motivo mi sembra giusto, lontanissimo come sono, ricordarla con ammirazione.
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