– “I sicari di Trastevere” di Roberto Mazzucco (Sellerio 2013) è uno straordinario romanzo storico che racconta i segreti nascosti dietro l’omicidio del giornalista Raffaele Sonzogno, che con i suoi articoli aveva inutilmente lottato contro uno dei primi grandi scempi edilizi che hanno colpito la capitale: quello tra il 1870 (la Breccia di Porta Pia), quando Roma aveva 250mila abitanti, ed il 1888, quando Roma superò ampiamente il mezzo milione. Il libro non è un giallo, ma è emozionante come se lo fosse. E’ di un’amarezza discreta ed implicita e pone l’accento su uno dei temi ancora irrisolti della nostra storia: cosa avvenne di Garibaldi e dei garibaldini dopo la fine delle guerre di indipendenza. La descrizione dei Romani e dei Burini coinvolti è persino migliore e più fedele di quella di Gigi Magni, ancora troppo legato all’epos eroico. Pagine affettuose e tenere sulla giovinezza sordida di una Roma capitolina amata nonostante il suo essere orrido ed i suoi segreti schifosi. Non è un caso che lo legga adesso. Dopo essermi immalinconito sul capolavoro di Elsa Morante, “L’Isola di Arturo”, che mi ricordava il perché la mia gioventù sia andata come è andata, avevo bisogno di qualcosa per prepararmi a domenica ed a ciò che verrà dopo. Come sapete, voterò per Riccardo Magi – perché lo stimo e perché amo la mia città sporca, cattiva e mignotta. Perché so che con lui, anche nei prossimi anni, sarà possibile continuare ad imparare dal passato, a combattere per il presente, ad immaginare il futuro. Con onestà ed efficienza, con la forza dell’immaginazione che, noi Romani di sinistra, avevamo nel 1848, nel 1870, nel 1915, e dobbiamo far risuscitare ora. Per non essere cornuti e mazziati come sempre- Mazzucco ha scritto dei lavori teatrali sulla Banca Romana. Li cercherò. Ma voi leggete i suoi “Sicari di Trastevere”. Coraggio.

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