– I fatti di Turchia sono lo specchio di una contraddizione profonda delle democrazie contemporanee, basate sulla dottrina Bismarck e quindi sul peccato originale di aver imparato dai moti del 1828 a spacciare per democrazia una gestione populistica dell’ignoranza. Nessun dubbio sul fatto che i veri democratici sono i disperati che si fanno ammazzare per strada, dato che non hanno alcuna speranza contro la Polizia ed ora l’Esercito. Come nel recente passato a Budapest (1956), Praga (1968), Atene (2012) etc etc etc si lasciano massacrare per dare un segnale – che nessuno pare raccogliere, ma che nel segreto semina e perpetua di generazione in generazione una minoranza di democratici e di illuministi. La bugìa è sempre la stessa, da Washington a Pechino, da Mosca ad Atene, dal grillismo al neonazismo. Abbiamo votato. La maggioranza dei votanti dà ai rappresentanti politici la giustificazione “democratica” per l’uso della violenza indiscriminata e della corruzione sistematica al fine di perpetuare il proprio potere. I cittadini scelgono la semplificazione invece della complessità e votano o per il potere per paura, o per i finti ribelli per rabbia. Nessuno che pensi. Ma allora è meglio la tragedia turca, con la gente scannata sulla pubblica piazza, o quella italiana, in cui la gente per bene che non ne può più, accortasi di essere caduta nell’ennesimo tranello ascoltando Giannino e Grillo, e non va più a votare? Non lo so, sono tendenzialmente un fifone. Il potere medievale veniva garantito dalla riscossione di tasse impossibili (che servivano a pagare i cortigiani) e la violenza dell’Esercito. Quindi siamo in pieno medioevo, e la gente ci vive bene, da sempre. Non so più che fare. Andare ad Istanbul e ad Atene a farmi pestare in nome della mia coscienza di vigliacco che grida di dolore per la sofferenza altrui? Aspettare che lo Stato italiano, dal gellismo al grillismo, dal PD ad Alleanza Nazionale, venga a cercarmi a casa per punirmi della mia eterodossìa?
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