– Germania. La luce, i colori, lo spazio, la gente. Sembra tutto più giusto, più consono, più armonico. Nessuno strilla. Ma si vede il cattivo umore che cova sotto la superficie: sono ancora in Germania Ovest. Ma domattina, se Dio vuole, sarò a Lipsia, in una splendida giornata di sole. Il mio amico Helmut compie 70 anni, avrà intorno una sterminata famiglia di fallimenti, disastri, cose non dette – insomma una famiglia – legata da un affetto sovrumano e da una cultura che in Italia hanno in pochi. Lui, l’intellettuale che per tutta la vita ha lavorato in una fonderia e la sera ha letto romanzi e giocato a carte e discusso di politica, è un uomo di una generazione completamente diversa dalla mia. Quando si sono incontrati lui e mio padre i due mondi erano completamente incomunicabili. E così sono io, con le mie due radici, il coatto di Primavalle e lo snob di Erfurt, che non si parlano mai. Come dice giustamente il grande artista Andrea Cosentino, qualunque cosa sia la messa in scena della vita, la sua caratteristica principale è di essere non ora, non qui. Quando tornerò a vivere in Germania, e dei miai anni romani ricorderò l’immane fatica, il dolore, le inutili umiliazioni, l’impossibilità di capire e farsi capire, il mio farmi fregare da chiunque. Ma per lasciare Roma ed i romani devo smettere di essere incazzato con loro. Come dice Sara Buzzurro, con la saggezza che è propria delle donne, bisogna attendere con pazienza il momento in cui la misura è colma, quando si può andar via senza rimpianti, senza aspettare di essere trattenuti o inseguiti, dimenticando ancora prima che perdonando – i miei errori, le vite altrui. Ho imparato che solo sul palco si scende dal palco. Molti di coloro che ho conosciuto a Roma non lo sapranno mai e fanno dell’affettazione, della confusione di ruoli e limiti, della mancanza di senso di appartenenza e di responsabilità, il sale di un professionismo del comportarsi che trasformerebbe un chiunque in un artista. Poi si aspettano che questa prestazione venga riconosciuta ed onorata. Ora sono ancora troppo arrabbiato, stanco ed umiliato, non posso ancora andare via. Ma essere di nuovo in Germania mi da la sensazione che, per fortuna, ci sia un posto in cui andare, quando cadrà il velo della menzogna e di Roma e dell’Italia resterà solo il meritato orrore.

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