– Volo a Funchal, capoluogo di Madeira (Portogallo) per una questione di lavoro, almeno così credevo. Invece l’Altissimo, che segretamente gioca a tresette con mio padre, voleva dimostrarmi che l’Unione Europea sia, almeno per le prossime generazioni, impossibile. A Fiumicino c’è una grande ressa. Il personale ai controlli, nonostante manchi l’aria condizionata e tutti siano immersi nello sciabordìo incontrollato del loro tracimante liquido ascellare, funziona bene, finché non arriva un gruppo di cinesi, che letteralmente a botte, guardando per terra e fingendo di non capire nessuna lingua, salta la fila. Indignazione, rabbia, frustrazione generale, tranne che tra gli italiani. Una signora dice al marito: Vedi scemo? E’ così che si fa, ecco perché bisogna imparare le lingue straniere. Il volo per Lisbona è annunciato con un’ora di ritardo. Vado dalla hostess al banco e chiedo cosa ne sarà della mia coincidenza, dato che se tutto fosse stato in perfetto orario avrei avuto solo 20 minuti… lei mi dice: lì c’è un’ora di differenza, in realtà lei ha più di un’ora. Lo sapevo, l’avevo già calcolato, rispondo. Lei, scocciata, dice: da noi in Portogallo non lasciamo nessuno a terra. Ok. Con un’ora e mezza di ritardo l’aereo della TAP è pronto, siamo tutti a bordo, il pilota vuole partire. Hanno fatto un a corsa, gentilissima, per metterci seduti in pochi minuti, saltando alcune procedure di sicurezza all’entrata del gate, e chiamando ad uno ad uno i passeggeri che mancavano. Ma hanno fatto i conti senza il ground handling italiano che, visto “comunque” il ritardo, non ha ancora iniziato a caricare i bagagli. I portoghesi bestemmiano noi romani, io mi fingo tedesco. Naturalmente il pilota cerca di recuperare in aria il tempo che ha perso a terra. Annuncia: c’è maretta forte sopra Valencia, ma così accorciamo. Che dite, ci proviamo? Domanda assurda, perché non possiamo rispondere, ascoltiamo solo la sua voce per interfono. Qui siamo al di là della democrazia della rete grillina, oramai. Su Valencia si balla terribilmente, ma recuperiamo 25 minuti. ma abbiamo comunque quasi due ore di ritardo, addio coincidenza. Oppure no. A Lisbona prima di tutto scopro che hanno adottato lo stesso fuso orario dell’Europa Centrale. Roba da pazzi. Il mio aereo per Funchal, previsto per le 22:10, é stato bellamente spostato alle 00:40. Mi seggo tranquillo, anche qui fà un caldo terribile e siamo tutti stanchi: viaggiatori arrivati qui all’ultimo balzo verso le isole dell’estate eterna, dalla Finlandia, dal Regno Unito, dal Belgio (che stanno tutto il tempo a lamentarsi per la qualità del burro nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e quindi soffrono proatttivamente, in previsione della colazione del giorno dopo). Ma soprattutto dalla Germania. Costoro sono inferociti. I loro voli da Düsseldorf e da Monaco erano puntuali… aspettano da tre ore e mostrano lo stesso aplomb e signorilità di un proprietario di bordello di Mumbai dopo una perquisizione della polizia, che pure lui aveva (seguendo le regole) correttamente corrotto. Si scopre che sta partendo (sono le 23:20) un altro aereo per Funchal. I tedeschi assaltano lo sportello della TAP, pretendendo di essere trasportati con quello. Si spiegano loro i problemi con i bagagli, rispondono: che sarà mai? Cerco di convincerli a non fare minchiate, a stare seduti ed a cercare di comportarsi con dignità e compostezza, ma costoro dimostrano vieppiù che non siamo noi ad imparare le buone maniere, ma loro a superarci in volgarità e cecità icastica. Alla fine la TAP fà come dicono loro, e questi mi fanno le faccine come a dire: noi siamo quelli della Merkel e di Beckenbauer, abbiamo sempre ragione. Due signori di Chemnitz, come me, si accingono invece ad aspettare l’aereo stabilito. ma che accade? Dato che il gruppo di Wessies (ovvero truculoni della Germania Ovest) comprende 28 persone, e noi che aspettiamo siamo in 16, la TAP decide di cancellare il volo delle 00:40 e farci partire tutti con quello delle 23:20. Salgo sull’aereo alle 00:10. I passeggeri originali sono alle lacrime, sono seduti lì senza istruzioni da oltre mezz’ora. Spieghiamo, giustamente si incazzano e prevedono disastri. E difatti: i portoghesi non lasciano nessuno per terra. Quindi, finché non si sono trovati tutti coloro che sarebbero dovuti partire alle 00:40, si aspetta. All’una e dieci siamo tutti saliti. Due passeggeri non hanno posto a sedere. I tedeschi, che non hanno capito ancora di essere loro colpevoli di questo casino, protestano. Io esplodo e spiego loro, minuziosamente e ad alta voce, perché sono colpevoli, perché sono gretti, stupidi, volgari e trascinino noi del volo TAP 1865, del volo TAP 1937 e tutta l’Unione Europea nel baratro della barbarie e della miseria. Una donna mi risponde: pagherete voi, la signora Merkel eviterà che noi si faccia la vostra fine. A questo punto ho i portoghesi dalla mia parte. A sti stronzi je menamo e vedemo se la Merkel viene a sarvalli. Decolliamo alle 2. i passeggeri in sovrannumero seduti nei posti delle hostess, le hostess in piedi durante il decollo. Arriviamo alle tre e mezza, alle quattro in albergo. La mattina dopo, a colazione, mi accorgo di essere in un hotel immenso (ho la stanza 1202) con tre ristoranti, due piscine etc. – ma almeno qui qualcosa ci unisce tutti. Siamo tutti, a prescindere da dove si venga, brutti. Bruttissimi, disgustosi, repellenti, uno spot pubblicitario per la vita monastica e virginale. E lo sappiamo, quindi siamo tutti di cattivo umore. Il gruppo di tedeschi rompe: che brutta gente che scende a questo hotel. Vi siete visti voi, abbaio. Mi guardano strano, ma poi mi riconoscono. Ora hanno paura. Bentornati all’età della Pietra, signora Merkel.
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