– Ero al concerto degli AREA. Ho pianto quando hanno suonato “La Mela di Odessa”. Ho fatto tintinnare le chiavi per “Luglio Agosto Settembre Nero”. Ho mostrato il pugno. Insomma, mi sono commosso come sempre a queste cose da reduci. Ma non basta: Intorno a me tanta gente, alcuni ragazzi che sapevano le canzoni a memoria… stupefacente. Le canzoni nuove, la sensazione di appartenere, di capire. Grazie a Dio o al Destino, faccio parte di una generazione di giganti pieni di emozioni e promesse, sono parte di un sogno collettivo pieno di complessità e tenerezza, brutalità e accidia, superficialità e pathos. Ma una generazione vera, vitale, viva. A modo suo, libera. Demetrio Stratos c’era. Eravamo noi. I mille ragazzini e ragazzine che, su invito di Patrizio Fariselli, cantano a squarciagola. Lo vedi, Demetrio? Siamo tra coloro che non credono che il mondo sia piatto. Ebbene: che inizi il girotondo. Ora più di allora, siamo pronti. E quei quattro ragazzetti di 70 anni, che hanno riso di felicità per due ore mentre suonavano, lo sono altrettanto.
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