– Colleferro! Non c’ero mai stato, lo confesso, ma ero in errore! Una serata stupenda, tanta gente in piazza a ridere ed applaudire, un palco ed un sound perfetti, un’organizzazione strepitosa! Mario Del Prete e la sua bellissima “presto moglie” Antonella Iannucci hanno costruito una macchina impressionante fatta di entusiasmo, precisione, entusiasmo, capacità, entusiasmo e partecipazione. In questo modo risolviamo anche i soliti pasticci che combino io, vero Harriet? Poverina, lei e Goran rimangono ostaggi della mia dabbenaggine e quasi non riescono più a rientrare a Roma… Nicola Fagnani è ancora qui a farsi abbracciare, anche se rifiuta di concedere il bis canoro al concerto di Segni. E poi ci sono Oretta Orengo e Piero Brega, con un sorriso sul cuore ed un panino in mano, seduti quasi in prima fila, ed io a battere i denti, chissà cosa penseranno della Rometta volgare e surreale di cui cantiamo. Così l’abbraccio di Piero, in trattoria, un’ora dopo lo spettacolo, rimane uno dei ricordi più emozionanti e straordinari di questo tour. Come diceva Domenico Proietti: è la funzione che crea l’organo. Aggiungeva mio Nonno: sarai qualcosa quando lo farai, non quando cercherai di farlo. Ha ragione. Quindi, come dice Leonardo Marcucci, forse sono davvero un musicista, non solo una rutilante espressione del cosmo in colluttazione con se stesso. Come sciacquate via da un temporale autunnale, le mie ansie, stanchezze, delusioni, perplessità, tutto scompare liquefatto dall’allegria. Questo non può essere l’ultimo viaggio, è tutto troppo in crescendo, sia a livello musicale che a livello di consapevolezza personale. Le persone incontrate per strada sono straordinarie, non possono andare perdute. Vai a vedere che Giorgio Gaber, su una cosa, sbagliava. Kerouac non è un gattaccio nero, ed il viaggio ha ancora un senso. Grazie, Colleferro, a presto. Ed ora rotta su Gavignano. C’eravamo già stati in una notte di tregenda. Con Federica Polegri che apparve a metà concerto come esplosa dal nulla. Chissà quali sorprese stasera…

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