– La pigrizia e la paura muovono il mondo. Né il sesso, né i soldi, né la malattia, né l’amore, né l’ambizione. Ci sono singole persone che riescono a battersi per queste altre cose, ma la stragrande maggioranza delle persone è in balìa della pigrizia e della paura. Mio padre una volta mi disse che se non fosse per la fame gli esseri umani dormirebbero tutto il giorno, e questa battuta, allora, cinquanta anni fa, l’avevo capita male. Oggi vedo le conseguenze e la devastazione che la pigrizia e la paura creano negli individui. Le vedo a livello individuale ed a livello collettivo. Nel secondo caso le manifestazioni di queste due forze sono sotto gli occhi di tutti: la tendenza a fregare, a raccontarsi bugie, la mancanza di solidarietà, il rifiuto del diverso, la semplificazione della realtà, la necessità dell’identificazione di un nemico, chiunque sia. Oramai è invalso l’uso di non costruire, ma di mangiarsi via ciò che resta di ciò che è stato costruito da altri. Per il resto, rinunciando ad ogni responsabilità, si invoca che qualcuno si incarichi di darci ciò di cui crediamo di avere bisogno. E poi, quando ci accorgiamo che quel qualcosa, nel caso in cui lo dovessimo ricevere, non ci basta, via col nuovo capriccio. Uomini che si fanno viziare dalle mamme fino a 40 anni, perché le mamme non hanno mai avuto il coraggio di costruire un’intimità col marito e la creano col figlio. Uomini che poi non sanno stare in coppia ma credono che la responsabilità sia sempre altrui e che spetti ad alltri risolvere i loro problemi. Donne disperate che non trovano uomini con cui costruire qualcosa e quindi si sposano a caso, per poi avere un figlio da viziare. E da difendere al di là di ogni ragionevolezza, come dimostrano le cose che accadono nelle scuole… Perché il figlio non deve mai arrivare al punto di poter essere concorrenziale, intellettualmente, con la madre, deve restare un brocco giuggiolone, un bambolotto. Magari finisse qui. Le persone più talentuose, strozzate dalla timidezza, dalla pigrizia e dalla paura, non vivono più: hanno difficoltà a respirare, si sentono sempre vuote, stanche, malate allo stomaco, impossibilitate a tutto. Invece di cercare un’ambizione, una passione, una sfida, si ammalano, si affidano, cercano anche loro una mamma eterna, la esigono intellettualmente eccitante ma mai forte abbastanza per mettere in crisi i due idoli: la pigrizia e la paura. Chi è vittima di queste due forze non ha amore, non ha lavoro, non ha futuro, non ha presente. E si lamenta, ma difende a denti stretti questa situazione. Pigrizia e paura. Vedo persone a cui voglio un bene dell’anima che affogano e che non si lasciano raggiungere, che nemmeno sono disposti a parlarne, perché nella nostra società della bugia tutto può essere nascosto e descritto come “ben altro”. Offri loro una sponda, un piede di porco con cui scalzare la serratura che imprigiona l’anima, e rispondono con stizza e spavento. Non si può fare nulla, purtroppo. L’egoismo non esiste più, strozzato dall’egotismo, ovvero dall’incapacità totale di distinguere tra io e non-io. Ebbene? Gabriele mi disse, quasi 40 anni fa: “A Paolé, chettefrega. Cantace quanto sei’nfame”. Lo feci allora, continuo oggi. Come mi ha insegnato mio papà, l’amore che proviamo è nostro, abbiamo il diritto di farne ciò che vogliamo. Gesù, oggi, se vivesse, prenderebbe a scapaccioni tutti, a partire da me, naturalmente.

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