– Credo (come scrive da 20 anni Wolf Dieter Narr della Freie Universität di Berlino) che il processo della globalizzazione sia stato completato nel 1973, quando tutti i mercati divennero immediatamente disponibili sia fisicamente che burocraticamente. Da allora in poi è iniziata una lotta tra i mercati globali in costante decrescita. Fino al 1989 questa lotta è stata combattuta con i dazi doganali, ora stanno morendo anche questi (lo dico senza giudizio). Parlo naturalmente della rete di interconnessione logistica globale che è in grado di consegnare qualunque prodotto o materia prima, subito, ovunque, ed è controllata dagli eserciti ufficiali, da quelli mercenari, o dal crimine organizzato, ed il cui giro d’affari è almeno dieci volte più imponente di quello delle reti ufficiali – tendenza: allargamento ulteriore della forbice. Spiego perché: essendo morto il capitalismo industriale (potenzialmente tutti posseggono tutto), i mercati locali giocano al ribasso, cercando di guadagnare quote di mercato a discapito del valore aggiunto – quindi in direzione completamente anticapitalistica. L’unico mercato che crea valore aggiunto è quello della criminalità, perché il completamento della globalizzazione ha aumentato l’alienazione, la paura, la frustrazione, il disorientamento. Per percepire il sistema globalizzato sapere tutto non basta (e nessuno di noi sa tutto), ci vuole un talento che, finora, non ho mai riscontrato in nessuno. In psicologia si dice che alla mancanza di spazio fisico si sopperisce con la crescita dello spazio interiore. Gli Stati, dato che la misura dei dazi e della fiscalità (che sopravvivono, naturalmente, ma sono aggirabili) non bastano più, investono su una legislazione punitiva sui metodi di separazione chimica tra se e collettivo globale (moralmente ineccepibile) che ha come effetto la crescita di un mercato globale di illegalità, di cui esiste un bisogno crescente ed irrefrenabile. Buffo, penso, che queste cose le scrivesse Frank Zappa già negli anni 70 e tutti ne ridessero. Dio quanto scrivo, basta così, per ora, scusatemi per il mio inguaribile trombonismo.

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