– Prima di parlare delle botte in strada di oggi, bisogna spiegare perché ci si picchia. Il mercato mondiale dell’acciaio è in crisi, perché il colosso Arcelor Mittal è riuscito nell’operazione di far abbassare tantissimo i ricavi a livello globale, producendo esclusivamente in Paesi in via di sviluppo e quindi pagando molto ma molto meno i dipendenti, le infrastrutture e la logistica. La conseguenza: le fabbriche iin Europa sono un buco nero che produce debiti. Per giunta, essendo fabbriche più vecchie, sono gravemente inquinanti. Thyssen Krupp era riuscita a vendere AST (le acciaierie di Terni) al gruppo finlandese Outokumpu, insieme alle acciaierie tedesche VDM. Outokumpu riteneva di poter guadagnare con AST e VDM grazie a misure protezionistiche della Finlandia ed una crescita esponenziale del mercato russo. Per giunta ad Helsinki sono girate bustarelle per ottenere un sostegno dello Stato per Outokumpu. Nessuna di queste tre strade ha funzionato, l’azienda finnica è andata in bancarotta. A questo punto il governo italiano, insieme al governo tedesco, è andato a protestare a Bruxelles, perché VDM e AST erano in vendita, nessuno le voleva, e presto (dicembre 2014) avrebbero dovuto essere chiuse. Bruxelles ha OBBLIGATO Thyssen Krupp a riprendersi queste aziende. AST da sola ha prodotto 154 milioni di debiti nel 2013, la VDM poco meno. La situazione è: o Thyssen Krupp vende questi due pesi morti, o deve licenziare nei settori che invece producono guadagni. In questo contesto, i dirigenti della Thyssen Krupp vengono GIUSTAMENTE condannati in Italia per diversi reati ambientali, fiscali, industriali e finanziari. Vi immaginerete che voglia hanno i capi a Düsseldorf di essere gentili con gli italiani, che pretendono GIUSTAMENTE da Thyssen Krupp che tenga Terni aperta e ne risani le fabbriche, che sono una delle cinque fabbriche più inquinanti del mondo. Thyssen Krupp chiede aiuto a Roma, a Berlino ed a Bruxelles. Li mandano a cagare, e con il mio plauso, perché questi pescecani avrebbero dovuto risanare negli anni buoni, quindici anni fa, e non l’hanno fatto, perché non gliene frega nulla della gente che muore di cancro ed altre malattie prodotte dalle fabbriche. Proprio in questo momento esplode il caso della Ilva di Taranto. Lo Stato italiano regala le acciaierie alla Arcelor e permette loro di usufruire di sostanziosi finanziamenti, di detrazioni fiscali e di altre misure di sostegno – e concede di poter contrarre il numero di lavoratori. Un dato incontrovertibile: se le acciaierie funzionano con le tecnologie più moderne, per produrre le stesse quantità hanno bisogno della metà del personale – ed hanno bisogno di personale qualificato che in fabbrica oggi non c’è – e questo non è colpa di nessuno, anzi è il progresso che rende le acciaierie via via meno mortali. Ora quelli della Thyssen Krupp sono davvero incazzati. Vanno a Berlino e dicono: non ci fate vendere, non ci aiutate, ci punite, e poi sostenete una multinazionale che viene da fuori della UE ed ha già una posizione troppo forte sul mercato mondiale. O ci fate risparmiare 300 milioni l’anno (150 con la VDM, 150 con Terni) o chiudiamo. Berlino decide di aiutare, Roma no, perché ritiene che prima di discutere di misure di sostegno costoro debbano risanare la zona che hanno inquinato consapevolmente nei decenni passati. Düsseldorf tuona: allora licenziamo 550 dei 2500 lavoratori. Terni insorge, il governo italiano e quello tedesco fanno (insieme) la faccia truce, ma sta di fatto che da qualche parte Thyssen Krupp debba ridurre le perdite, e sta di fatto che Arcelor a Taranto venga aiutata in modo diverso. Il sindacato porta in piazza i lavoratori a Roma. Per fare che? Di tutta questa problematica se ne frega: dell’inquinamento, della gente che muore, della disparità ingiusta di trattamento tra un’azienda europea ed una che nemmeno lo è. Non ha nessuna proposta, ma solo una richiesta: non si deve licenziare. Thyssen Krupp avanza una proposta legata ad una possibile defiscalizzazione: rinnovare gli impianti e trasportare una parte della produzione piemontese a Torino. Landini non vuole. Lui vuole lo scontro e lo ottiene. Quindi oggi, i lavoratori di Terni sono stati consapevolmente usati come carne da cannone dal sindacato per cercare il fattaccio e creare una pressione politica sul governo Renzi. Di Terni non frega niente a nessuno. Svegliatevi gente, invece di sfilare a casaccio per le strade e farvi prendere per il culo. Terni deve essere salvata, ma a certe condizioni. Thyssen Krupp è d’accordo, obtorto collo, ma il sindacato sta rovinando tutto, perché agisce (come sempre) strumentalizzando i propri iscritti ed andando contro gli interessi generali della popolazione. Questo non è di destra, non è di sinistra, è solo orribile.

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