– La spettacolarizzazione dell’informazione rischia di mietere l’ultima vittima – “Report” di Milena Gabanelli. Negli ultimi mesi in quello che era l’ultimo baluardo del vero giornalismo d’inchiesta sono finite cose raffazzonate, tendenziose, ma anche sconcertanti per come sono state recepite: la pizza, il caffè ed il Moncler hanno suscitato reazioni eccezionali, di fronte alle reazioni nulle di fronte a servizi su questioni complesse e veramente sconvolgenti che erano state trasmesse nel passato. Presumo che la trasmissione sia cambiata per recuperare audience e che, come purtroppo accade spesso, se fai il grillo parlante per anni, facendoti sommergere dalle querele, dopo un po’ inizi a fare il Solone e ad essere spregiativo, altezzoso, caustico. Forse Milena Gabanelli dovrebbe smettere. Lo dico a malincuore, perché nel suo team ci sono amici fraterni come Paolo Mondani, che è uno dei giornalisti più seri e competenti che ci siano in Italia e per giunta un uomo intelligente, onesto e leale. Bisogna prima o poi capire che non ci si può più appellare alla “pubblica opinione”, se questa è scivolata tanto in basso da capire solo se le parli di cibo o giacconi. Il moralismo non funziona, se non nel modo (anch’esso altezzoso) delle Iene, che funzionano perché il pubblico gode nel vedere presunti potenti fare delle figuracce penose. Oltre dieci anni fa ho smesso di fare il giornalista d’inchiesta. Negli anni era divenuto impossibile mantenere l’equilibrio fra tutte le contraddizioni del mestiere: trovare una storia credibile, documentarla e poi trovare un giornale che ti permettesse di scriverla in modo inoppugnabile (quindi noioso); essere chiaro, univoco ed aggressivo senza farsi condannare per diffamazione; vedere che denunciare un crimine, un disservizio, una ruberia, non solo non porta alla correzione del torto, ma vedere che l’impunità di chi viola le leggi ti si ritorce contro, perché anni dopo, coloro che se la sono cavata nonostante le porcherie commesse, ti fanno causa e vincono perché nonostante tu avessi le prove, loro provano che quelle prove, per la magistratura, non valgono nulla; districarsi in un ambiente di lecchini, di gente che prende le veline dai politici e dai servizi segreti, e poi cercare di capire quanto del materiale che hai in mano sia veramente “vero”; scoprire che credi di batterti per l’onestà e scopri che l’unico effetto di “Mani Pulite” sia stato portare Silvio Berlusconi al potere – ed in tutto questo non smettere mai, dormire male, non guadagnare abbastanza per vivere. Signora Gabanelli, il giornalismo è morto venti anni fa. Non si può fare nulla, se non girare documentari e sperare che fra mille anni qualcuno li veda e capisca in quale pantano noi si sia vissuti.
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