Non c’è nascondiglio contro la pazzia. Incuranti dei segnali tragici che vengono dal mondo, un centinaio di vegani postdiluviani inizia nel nostro edificio un congresso dal titolo: “Guarirsi col pensiero”. All’apertura del convengo, alcuni jihadisti del birchermüsli, con pizzetti neri ed occhi languidi, sbonghettano malinconici mentre signore vestite di nero con gli occhi fin troppo dipinti giaculano maledicendo in dialetti protostorici noi sterminatori di polli e divoratori di manzi e vitelli. Dopodiché, a pranzo, si abbuffano di lasagne, gnocchi e tortini di patate con verdurine fritte, mentre io, mogio mogio, me ne sto lì e mi sbocconcello una pietosa porzione di broccoli alla caccola sdrucciola – che impressione vederne i fili che si allungavano, trasparenti e mocciosi, mentre avvicinavo la forchetta alla bocca – cui seguono sarcofaghi di pesci rossi avvolgenti una marmellata di zucca e scoiattolo di un dolciume/pattume che pretende pietà. Gli abbuffoni pontificano. Fano tintin sui bicchieri e poi si lanciano in grida sacripanti. Una donna vestita di color prugna: “Amo tutto l’universo, per cui a maggior ragione amo tutti voi. Tutti. La porta della mia stanza resta aperta a chiunque”. Incurante della minaccia, un ragazzo capellone con una collana d’oro da commerciante di schiave ribatte: “L’amore è meditazione, il mangiare è odio, chi odia non medita”. Tutti applaudono. Ci sono cagnolini seminascosti che squittiscono – per loro niente cibo, immagino che le loro padroncine diano loro cose da mangiare che ne pervertono l’anima – che come tutti sanno, ha sede nell’intestino. Un signore anziano con degli orecchini da santone pellerossa gongola: “Nel mio cuore, dopo aver guarito il mio cancro, dopo aver guarito il dolore per la separazione da mia moglie, dopo aver guarito l’ambiente e le fattorie intorno a me, ora sono consapevole di essere un’isola di energia che chiede di aiutare, di sentirsi utile, di rimuovere gli ostacoli che ci obbligano a lasciarci morire”. Mi alzo, isterico. Avevo in mano due pagine A4 per gli appunti da prendere su una relazione da consegnare. Li ho spezzettati i 64 bigliettini e su ciascuno ho scritto: “Boia chi soia”, aggiungendo il simbolo dell’anarchia, così da confondere le acque, e poi sono corso nella sala conferenze ed ho messo i bigliettini sui tavoli prima che arrivassero i conferenzieri. Li odio tutti. Perché loro possono scegliere di mangiare ciò che vogliono e rinunciano alle cose più buone, mentre io pare che resterò condannato a vita ai consommé senza sale, senza pastina, senza formaggio, insomma senza. Dopodiché sono andato a nascondermi nella mia stanza, e poi nelle terapie, attendendo l’esplosione – che c’è stata all’ora di cena. Lo scannagrulli capellone ha subito fatto tintin, prima ancora che i suoi gozzoviglioni si lanciassero su una bellissima mousse di castagne e avocado, ed ha proclamato: “Oggi un attentato gravissimo alla civiltà ha scosso profondamente le nostre coscienze. Di fronte a certi episodi di cieca violenza, di barbarie, di premeditato terrorismo, restiamo inermi, sconvolti, schiacciati dalla rabbia e da un senso di impotenza”. Un sospiro, non ce l’ha con me. Prosegue: “Una mano insanguinata, una mano da assassino di pulcini, da macellaio di agnelli, da scuoiatore di cuccioli, ha voluto darci un segno del suo disprezzo per la vita, l’amore, l’armonia. Tutti noi abbiamo visto i bigliettini sui tavoli. Non tutti noi hanno avuto la forza di guardare il demonio negli occhi e di leggerli. Io vi dico: dobbiamo reagire con la nostra forza. Il pensiero, La forza della preghiera. L’istinto dell’autoguarigione e l’energia della pace universale. Preghiamo, sorelle e fratelli, perché l’autore di questo attentato veda in faccia l’orrore che ha suscitato e impari a tremare”. Di colpo, tutti quanti intonano un mantra. Nel mio piatto c’è una minestrina di becchime per passerotti squassato in passata di mestizia, cui seguirà una cotoletta di tofu all’aceto di fragola con contorno di pedicelli affumicati. Quelli pregano. Si vede che non hanno capito chi sia il più forte. Dovrò farmi venire in mente qualcosa di più radicale. Non sia mai detto che io mi comporti come un adulto, proprio ora che i medici hanno sanzionato il mio definitivo ingresso nella senilità!

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