Non ho saputo resistere alla curiosità. Alle cinque sono andato alla porta della signora che proclamava la sua volontà di vivere in pienezza il suo amore universale lasciando la porta aperta. Ebbene, era aperta. Ho guardato, lei dormiva senza russare. Mi sono guardato nell’anima per vedere se anch’io provavo quella sua straordinaria specie di amore, e purtroppo vi ho trovato solo latina indifferenza. Ma non ho chiuso il battente, magari di lì a poco qualche altro ospite avrebbe sentito impellere il bisogno di comunione biblica, coranica, talmudica, gianburraschica, vattelapeschica. “Guarire col pensiero”, dicono, e ci credono davvero. Dovrei sentirmi minuscolo di fronte a tanta fede – ed alla sua scelta di campo: stragisti di noccioline e pomodori. Invece mi sento più Pierino che mai, specialmente a causa del fatto che dopo soli tre giorni il mio tono atletico, il mio umore e la mia agilità siano migliorati a grande velocità. Sicché stamattina, prima che alle dieci iniziasse la nuova sessione del convegno, avevo già agito. Una visita al supermercato a comprare alcune confezione di salametti della Beretta (bella questa vicinanza tra la famosa fabbrica di pistole e quella di insaccati usati come armi contro l’antipatia dei praticoni dell’Ikuantao che affollano il luogo che mi ospita), poi dal casalinghi per prendere della carta da regalo e dello scotch. E allora via, incartando ogni salamino come una caramella, per poi distribuirli nella sala ancora vuota, una caramella per ogni seggiola. La guerra è guerra. Sono fuori da pochi secondi, quando mi chiamano dalla Direzione. Naturalmente mi hanno beccato e non sanno cosa farsene di me, ora. Un uomo dall’aria severissima ed un sorriso a mezza bocca dondola nervosamente le gambe accavallate mentre una signora dall’aspetto che trasuda potere e inflessibilità me ne dice di tutti i colori: che devo ringraziare il cielo che non mi diano in pasto alle belve, alla polizia, ai fanatici di Gigi D’Alessio. Che sono da manicomio. Che pagherò eventuali danni e che se un solo ospite dovesse lamentarsi ufficialmente non mi lasceranno mai più mettere piede nella loro struttura. Quando finalmente la signora tace, parla l’uomo, quasi sottovoce: “Lei fa lo spiritoso, ma quelle persone non la trovano divertente. Quindi vada giù e si scusi di fronte all’Assemblea”. Crudelia De Mon ghigna, io non so che dire. Mi accompagnano nella sala gremita ed annunciano che sono lì per provare la mia contrizione. Di fronte a me vedo alienazione e curiosità. Ma io sono narciso, adoro il pubblico. Spiego che in un giorno di dolore come quello legato al massacro di Parigi avessi voluto dimostrare che da noi l’umorismo è bene accetto, specie nelle comunità d’avanguardia come quella che mi stava davanti. Stringo le mani al petto e sparo: “Dite che l’energia vi illumina, che l’astensione dal cibo aumenta la vostra capacità di amare. Ebbene, ho peccato per invidia. Perché sono obeso e triste, perché non riesco ad amare con la vostra pienezza, perché non mi so guarire. Vi guardo e vedo il domani dell’umanità, mentre io sono fermo all’altro ieri”. Mi passo una mano tra gli occhi. “Grazie di esserci, di essere un esempio per tutti, di aver messo in crisi le mie certezze fino a costringermi a questo infantile atto di sfida”. Taccio e guardo in basso. Un uomo nella folla: “Anche noi ti amiamo. Ti guariremo”. Molti ripetono: “Ti guariremo”. Ed io, lucente: “Mi guarirete, imparerò a guarirmi”. Un successo strepitoso. Sicché sono finito a tavola con loro, ed ho fatto loro pena, perché mentre loro avevano un profumato sformato di carote e formaggio di soia, più delle melanzane marinate da paura, io ho mangiato una porzione di trionfo di tristezza di broccoli lessi al prezzemolino, un piatto con un mozzico di criceto lessato nel mosto di uva più gattina che canina ed un soufflé di aria compressa col retrogusto di alga modificata chimicamente per ricordare l’odore della panna. Naturalmente a tavola non mi sono risparmiato: “Se l’amore è astensione dalla carne, cosa è l’astensione dalla carnalità? Un mezzo per raggiungere un nuovo livello di coscienza?” La risposta è si per tutti i maschi sopra i 50, un silenzio contrito per i maschi più giovani ed un no deciso ed esaltato per le signore (giovani non ce ne sono) che invece esaltano la carnalità come espressione dell’opposto del cannibalismo: “Amiamoci, non mangiamoci. Il calore di un corpo umano o di qualunque altro animale noi amiamo ci porta a vedere le vette della nuova coscienza”. Ed io: “Quindi l’orgasmo, in se, è vegano?” Si vede che non ci avevano mai pensato, e si mettono a litigare fra di loro. Per fortuna devono rientrare nella sala conferenze, se no sarei ancora lì inchiodato. A cena l’altra parte della punizione. Lacci bisunti di scarpe da tennis degli anni 70, bollite per decenni e poi glassate in gelatina di cutrettola; dadini di protervia tiepida in salsa di raucedine ed infine mousse di lacrime di coccodrillo in gelato di pozzanghera giunglesca – una rarità. Ma sono ancora vivo.

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