Sei mesi fa giunsi qui alla fine di un tour molto intenso e faticoso, del quale ricordo specialmente le belle notti passate a chiacchierare con gli amici. Ero gonfio ed avvelenato dal cibo e dalla stanchezza, ed in 28 giorni scopersi la strada per le stelle e lasciai la Terra per Terango dopo inenarrabili avventure e marachelle. Di ritorno dopo tanti anni sono grato del fatto di essere di nuovo qui, ma avevo a disposizione meno di due settimane ed in realtà volevo di più che semplicemente dimagrire. Ho perso 14 chili, va benissimo, ma non basta. Dovevo pensare, trovare una chiave. Sono al punto in cui la crisalide si trasforma, la domanda è se dopo sarò farfalla o calabrone. E sapevo fin dall’inizio che qualunque cosa fosse accaduta qui, questa sarebbe stata solo il principio di un lungo viaggio. Un viaggio in cui speravo di non essere mai solo, perché senza confronto la mia percezione della realtà scivola inesorabilmente nella fantasia – e produce capolavori disastrosi. Ma stavolta nulla è stato come in estate. Tranne il Maresciallo ed una simpatica coppia metà novarese e metà fiorentina, con un topocane in grembo intitolato alla famiglia Totti, non ho conosciuto nessuno di interessante – e nessuno di veramente straordinario. Una delle signore napoletane si è rivelata una sinossi di tutto ciò che c’è di stereotipato e sbagliato nel cittadino medio italiano: a) apparentemente amava il marito povero, ma lo ha ben presto lasciato per uno con i soldi, peraltro gelosissimo (telefona più volte al giorno), ma lei poi lo tradisce con un ragazzetto che paga a picconatina; b) lei ed il marito non vanno più a votare perché odiano la casta ed il magna magna dei politici; c) si fa un vanto di non aver mai pagato le tasse ed aver truffato lo Stato ottenendo nell’edilizia permessi impossibili ed altre facilitazioni grazie alle amicizie altolocate; d) voterà Salvini perché ama il Sud ed infatti vuole sparare ai clandestini; e) rimpiange la Democrazia Cristiana e ricorda di essere stata tanto amica di Ciriaco De Mita e Danilo Poggiolini, che era un galantuomo che le tangenti le nascondeva nel materasso, non le deva a quei ladri delle banche; f) le femmine sono fatte per l’amore e per i fornelli, l’uomo per portare i soldi a casa e portare pazienza; g) Berlusconi era un brav’uomo, cui i comunisti hanno tolto tutto: ricchezza, potere e dignità, perché non riuscivano con le ragazze come ci riesce lui; h) la differenza tra noi ed i musulmani è che noi sappiamo cosa sia la morale e ci comportiamo sempre di conseguenza. Mancava solo che fosse juventina e grillina, poi ce l’avrebbe avute tutte. La sua sussiegosa amica invece lavorava nella segreteria di Ottaviano Del Turco alla Regione Abruzzo e racconta solo di come i politici ed i burocrati come lei siano bravi a truffare lo Stato. Le maestrine genovesi, che tra parentesi sono magre come zeppetti, hanno fatto falsificare delle certificazioni mediche per essere qui, ed il soggiorno se lo sono fatte pagare come intervento extra dagli ex mariti, da cui ricevono emolumenti mensili. Ufficialmente quei soldi li prendono per le rispettive figlie, ma sostengono di essere ugualmente persone per bene perché alla fin fine le figlie godono del fatto che le mamme postzitelliche se ne stiano per un paio di settimane altrove. La terza maestrina è in pensione, non è stata nemmeno capace di truffare nessuno, è solo noiosa. Così, come diceva Sartre (credo), quando non hai uno spazio in cui estenderti, non puoi far altro che creare profondità dentro di te. Ed io ho viaggiato per quasi due settimane sul crinale tra sogno e pazzia, tra empireo e verità, tra depressione ed euforia. La vita è lunghissima, e noi ripetiamo in un apparente sistema chiuso, eternamente, le stesse dinamiche. Ora devo tornare a Roma. Non a casa. Io non ho mai saputo dove fosse casa. Devo tornare a Roma e vedere se, per una volta almeno, sono capace di uscire dallo schema senza lasciare una casa, una città, una nazione, una vita. Pregate per me. E grazie per aver letto sempre queste righe buffe e caracollanti. Posso dire che per tutto il tempo ho avuto di fronte a me il ricordo del racconto perfetto. Si chiamava “Il ciottolo sconosciuto” ed è stato scritto da una delle persone che più ho amato nella mia vita, quando eravamo insieme al liceo. Poi quella persona l’ho ferita, dopo che mi aveva voltato le spalle per amici più fighi. Ero un bamboccio, ma questo maledetto biglietto per il mondo adulto ora l’ho pagato, direi. Vediamo se sono capace di prendere questo nuovo autobus, e dove mi porterà. Buonanotte a tutti.

Lascia un commento