Se un giorno mai qualcuno dovesse tentare di scrivere il libro decisivo ed ultimativo intitolato joycianamente “Gente de Roma”, sarà Elena Chiattelli a farlo. Perché per scrivere un capolavoro ci vogliono talento, nostalgia, dolore, rabbia, solitudine, capacità di sorprendersi, una grandissima dose di malinconia ed un amore che tutto comprende e tutto perdona. Questo non è ancora nemmeno un capitolo, ma dovrebbe esserlo: “Stasera senza pensarci troppo su, sono tornata da Ciro. Non è un mio amico. E’ molto di più. E’ la possibilità di mangiare falafel senza sentirsi male anche a notte fonda. E’ una certezza alla fermata del 19, fino alle 2 di notte. E’ picante no picante ma soprattutto è quel falafel offerto sul tovagliolino mentre aspetti che sia il tuo turno. E’ qualità e cortesia, Ciro. E’ los Pollos Hermanos de Centocelle. Finalmente, va detto. Tanto sta battuta è trita e ritrita ormai. Come i ceci .Ho parcheggiato il cane al palo e mi sono fatta avanti. Ciro ti riconosce. Possono passare mesi e mesi e mesi ma lui, o chi per lui, ti riconosce, ti zittisce con un falafel e ti dice’ vòi piadina così così no? Piccante con tutto? ‘ Sì, lo voglio. Sa tutto. ‘ Perchè sola?’ .No, c’è il cane. ‘Dove sta girasole, io me ricordo fiore?’ Girasole è morto. E’ na roba di luglio sta storia del girasole, come fa a ricordarsela. Ok . Pronta piadina, ciao bella. Ciao bello. Non c’è verso di camminare mangiando con un cane di 60 kg che ti implora di condividere. Ci rinuncio. Richiudo il cartoccio, continuo a camminare. Baia prova a mangiare un ragazzo che cerca di accarezzarla credendo sia il fortunadrago della storia infinita. Si vede che non era una brava persona. In Via di QualcheFiore un enorme camion della nettezza urbana svuota cassonetti. In questo romanticismo tutto scorsesiano una coppia si abbraccia strettissima, a due passi dal secchione dell’indifferenziata. Più mi avvicino più penso che l’amore è cieco ma evidentemente non ha neanche olfatto. Lui l’abbraccia e blatera. Piange. Lei è di ghiaccio e ha gli occhi aperti. Lo ha lasciato. Lui si dispera e lei guarda il cassonetto. Io sono nata in periferia, ma certa fermezza non ce l’ho. Questo è narcisismo da sopravvivenza. Roba seria. Li superiamo. Sento chiaramente lui che dice ‘ non ci posso credere veramente, non ci posso credere’, singhiozzando in maniera finta. Baia decide di fare pipì accanto a loro. La trascino via per non farmi menare da lei. Dieci metri più in là, in un cortile interno, un uomo nell’oscurità prega il suo dio rivolto alla ringhiera condominiale esterna. Tengo il mio cartoccio piccante stretto in una mano e il guinzaglio nell’altra. Il camion riparte lasciando soli gli ex-amanti indifferenziati. E penso che non ho nemmeno fame. Volevo solo una sceneggiatura diversa”.

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