Sono stato all’Auditorium a vedere i Med Free Orkestar di Francesco Fiore, Lavinia Mancusi e Sara Jane Ceccarelli. Sono una band di musicisti straordinari, con una sezione di fiati incredibile, un bassista ed un tastierista grandiosi, e due cantanti (specie Lavinia Mancusi) con una voce potente, armoniosa, educata, professionale, spesso emozionante. Il programma si compone di alcune cose famose (come “Malarazza” e “Un giudice”) ed altre cose, che sono la parte migliore del concerto, mai banali, con ritmi cangianti, scale sorprendenti, un ritmo indiavolato ed una perfezione veramente stupefacente. Raramente ho visto delle band così perfette e coinvolgenti. Raramente mi sono sentito di poter dire che ogni pezzo fosse un gioiello, preparato benissimo, suonato con fortissima pressione ed eccezionale virtuosismo, grande scelta degli arrangiamenti, cura maniacale del particolare senza mai danneggiare la forza dinamica, anzi. Eppure non mi è piaciuto, credo che non andrò mai più a vederli. Perché un concerto è più di questo, e loro lo sanno benissimo. Forse perché “spaventati” dal gelo della Sala Sinopoli e dal pubblico seduto, le due cantanti hanno avuto la necessità di suonare per oltre un’ora, prima di scaldare se stesse ed i nostri cuori, e questo va benissimo, non solo non mi scandalizza ma mi fa simpatia. Il tecnico del suono ha avuto bisogno di una mezz’ora prima di trovare l’equilibrio, ed anche questo mi va benissimo. Ma ecco la lista delle cose insopportabili. Uno su tutti. Erri De Luca. Non lo avevo mai letto prima di Natale, poi ne ho presi tre e li ho letti in mezz’ora ciascuno. Robetta da sciacquette, letteratura da zitelle del cioé perduto e di maschi abbandonati alla fine di nella misura in cui, un incrocio fra Susanna Tamaro e Moccia, però con la voluttà e l’autocompiacimento di chi avrebbe voluto essere un’icona della rivoluzione ma ne è solo la controfigura piccolo borghese, un intellettualino pieno di dolorini pretemestruali e gonfio di religiosità superstiziosa che fa tanto sinistra della DC nel 1977. Med Free Orkestar se lo porta sul palco, se lo coccola, gli fa recitare una poesia macabra e banale fino al gigidalessismo intitolata “Mare nostro, che non sei nei cieli” – madre di tutti i santi!!! Poi fanno cantare un tizio che suona con i Tete de Bois che si commuove raccontando una storia toccante di suo padre in un campo di concentramento e poi rovina tutto cantando una cantilena ossessiva e così banale da sembrare scritta da Luca Barbarossa. Penoso. Poi portano sul palco un rapper egiziano di seconda generazione, che mi é piaciuto, ed infine il fantasma di Eugenio Bennato. Insomma, metà del bellissimo concerto dei Med Free Orkestra è stato rovinato da gente di nessun valore che però ha un nome e serve loro per diventare famosi, purtroppo. Ed alla fine il tutto sembra lezioso, affettato, sintetico, anaffettivo, nonostante il rap sugli immigranti africani sia davvero ben fatto e tutto il resto era suonato – l’ho già ripetuto fino alla noia – benissimo. I cinquanta bambini sul palco che picchiano sui bonghi vanno benissimo, per loro è stata una serata indimenticabile, ma per noi snob non è stato che l’ennesimo registro strappaapplausi da Barbara D’Urso o da marito di Maurizio Costanzo. Poi il modo in cui hanno spinto la gente a ballare é stato fastidioso, veramente aggressivo, culminato con Francesco Fiore che monta sulle poltrone appoggiandosi sulla testa della gente. Ed il popolino, al contempo piccolo borghese e romancoatto, che applaudiva Erri De Luca (una signora davanti a me diceva: Come è profondo, solo perché diceva minchiatine spicce col tono del condannato al patibolo e le pause di Celentano) e si sentiva una cifra giovanile e una cifra “sul pezzo”, si è lasciato fare tutto gongolando. Dimenticavo Gino Castaldo. Ripetevano la battuta: ma non ti hanno fatto presidente della Repubblica, stamattina? Ho pensato: sarebbe stato giusto, questa è l’immagine della sinistra renziana: perfetta messa in scena, nesssun contenuto vero, tanta velata ipocrisia. Peccato, perché si tratta di una band straordinaria, veramente straordinaria. Cosa bisogna fare oggi, in Italia, per campare di arte…
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