Quando ero ragazzino mio padre scovò un libretto divertentissimo in cui Radio Erivan poneva domande impertinenti al governo dell’Unione Sovietica (ed ovviamente si rispondeva da solo). Una domanda era: che cosa è il capitalismo? Risposta: lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. Ed il comunismo? Il contrario. Uso questa battuta (visto che ho già scritto tante pagine teoriche) per spiegare che l’Unione Sovietica ed il mondo occidentale appartenessero tutti allo stesso sistema: il capitalismo. Nell’URSS (come in Russia ed in Cina oggi) esisteva un brutale capitalismo di Stato in cui il potere era in mano ai burocrati ed all’esercito, mentre da noi la gestione del capitale e del potere era più frammentata – ma sempre con un tentativo sotterraneo da parte dello Stato teso a cercare di riguadagnare con la violenza una posizione dominante (strategia della tensione, in Italia). Ma la sostanza resta ancora oggi la stessa: il capitalismo è lo sfruttamento dell’uomo come forza lavoro allo scopo di creare valore aggiunto. Per questo motivo semplicissimo si DEVE dire oggi che il capitalismo classico è MORTO e sepolto. La massa di forza lavoro non serve più a nessuno, il valore aggiunto riesce a crearlo solo il crimine organizzato. Per fingerne uno, l’industria e l’agricoltura dei Paesi più potenti (USA, Europa, Russia, Cina, Paesi Arabi) strozzano i Paesi del Terzo Mondo facendo morire di fame e di stenti la forza lavoro locale ed ammazzando chiunque si ribelli. Ma basta uno screzio tra gli attori principali della scena politica ed economica (la crisi ucraina, la nuova crisi del petrolio e quindi delle commodities) che l’intero sistema va a catafascio. Cosa fare? Il contrario di ciò che stiamo facendo tutti: a) creare bolle speculative che alzano apparentemente il valore aggiunto complessivo dell’economia mondiale e poi lo fanno implodere; b) sostenere le banche nei loro artifici contabili e scommesse sui derivati che creano apparente ricchezza per poi esplodere a loro volta trascinando con se milioni di esistenze rovinate; c) usare il debito della bilancia commerciale dei Paesi deboli per infliggere loro nuovi debiti che non pagheranno mai, ma che daranno l’autorizzazione alle banche nazionali occidentali di stampare denaro da mettere in circolo nel mercato interno; d) iniziare a trattare i Paesi dell’Europa occidentale allo stesso modo con cui trattiamo gli africani e trattavamo gli asiatici ed i sudamericani, umiliandoli militarmente, costringendoli alla fame con interventi politici di rientro del debito pubblico, rubando loro tutti gli assets ancora funzionanti. Questa è in sintesi la questione greca. Addormentati da un secolo di benessere, i greci non sbarcano con i barconi a Lampedusa, ma sono nella stessa situazione degli africani disperati: non hanno lavoro, hanno paura, hanno fame, sono annientati ed hanno perso spesso la dignità e la forza di credere, sono con le spalle al muro e quindi individualmente pericolosi – e se non stanno attenti verranno abbattuti come cani randagi, con il plauso dei popoli democratici europei, come già si vede in Italia ed altrove. La Troika ha come obiettivo spogliare gli ultimi brandelli di ricchezza e cancellare la Grecia dalla carta geografica dell’Europa, ricollocandola tra la Repubblica Centrafricana ed il Ciad, ma senza avere petrolio da svendere e senza più nessuna capacità di crescere come Paese agricolo. La Grecia è un paese piccolo, circa 10 milioni di persone. L’Italia sfiora i 60 milioni e la sua economia é ancora molto più forte. Quindi questo stillicidio, da noi, durerà ancora almeno un altro decennio. Ma alla fine abbiamo apparentemente due strade: o permettiamo a Silvio Berlusconi di comprare tutto prima che muoia e poi lasciamo ai suoi successori in mano un capitalismo di Stato alla russa con gente tipo Toti, Brunetta e Fitto che decide su chi vive e chi muore (ci stanno provando, non lo vedete?), o lasciamo fare a Renzi, Monti e compagnia cantante e ci lasciamo trasformare in un paese confinante con l’Etiopia e l’Eritrea, dove il crimine organizzato comanda ed uccide. Io me ne vado. Esiste una via d’uscita diversa? Certo che sì: accettare a livello politico che il liberismo ed il capitalismo industriale siano morti, vietare il capitalismo di Stato alla russa ed il casinò folle inscenato dalle banche. Dire che il sistema bancario stampa denaro per sostenere non i consumi, ma la gestione coerente ed ordinata delle risorse naturali ed umane. Dire che la democrazia, così come è oggi, è morta con il capitalismo bismarckiano che l’aveva creata, e che dobbiamo cercare ancora. Perché democrazia dev’essere sinonimo di equilibrio, ed i cittadini ignoranti dei Paesi ricchi vogliono invece la morte della casta, la vendetta, il martirio, il nazigrillismo, oppure vogliono rubacchiare quanto possono e nascondersi. Odiano l’equilibrio. L’essere umano ha una tendenza autodistruttrice che non possiamo non vedere. E dal consesso umano, per fortuna, non me ne vado. Non posso, non voglio, non devo.

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