La gravità della situazione in Turchia è (spero) sotto gli occhi di tutti. Il regime di Tayyip Erdogan ha fatto altre cento vittime, spezzando la crescita di un movimento di opposizione giovanile e pacifista che, una dittatura feroce e sanguinaria come quella dell’AKP non può tollerare. Quest’uomo, figlio di un clan malavitoso della provincia di Denizli, cresciuto all’ombra del fondamentalismo islamico di facciata (Erdogan è sopratutto un opportunista) e del contrabbando, da quando ha perso le elezioni (il partito moderato curdo è entrato in Parlamento e lui non ha la maggioranza assoluta che sperava di ottenere per poter cancellare anche “de iure” le istituzioni democratiche), ha scatenato un’ondata di violenza che, dopo l’implosione della Jugoslavia, speravamo di non dover più vedere. Del resto l’AKP non può accettare la realizzazione degli ideali democratici in Turchia: loro dicono che difendono la purezza contro i curdi e la religione contro gli infedeli, ma in realtà il partito di Erdogan sta riuscendo ad ingollare da solo tutti gli introiti di un boom economico che, se gestito come si deve, porterebbe il benessere generalizzato in tutta la nazione. Quindi che nessuno, nemmeno tra i musulmani, creda che Erdogan sia dalla loro parte. Erdogan sta dalla parte di Erdogan, e dalla parte di Kamer, il suo compagno di merende, alla guida del gruppo Atasay, che grazie ai traffici illegali del governo di Ankara, dall’essere una gioielleria alla moda di Denizli, in pochi anni si è trasformato in una multinazionale del petrolio, dell’edilizia, della pesca e del traffico d’oro. Noi Europei, come al solito, siamo deboli ed ondivaghi di fronte all’orrore scatenato da Erdogan, perché riteniamo un’alleanza con la Turchia, non importa chi comandi laggiù e come lo faccia, una condizione irrinunciabile per la nostra sicurezza. Se non fosse una decisione pericolosissima ci sarebbe da ridere. La Turchia – con l’appoggio militare degli Stati Uniti – fa stragi dei curdi che, senza nessuna alleanza, hanno difeso da soli l’Europa contro l’ISIS. La Turchia minaccia seriamente la sicurezza di Israele ed il precarissimo equilibrio della Palestina. La Turchia gestisce il contrabbando di armi, droga, prostituzione e immigranti clandestini da quando la Libia è esplosa. La Turchia, non la Russia, dovrebbe essere sotto embargo internazionale. Erdogan va fermato. Se non lo avete capito dopo la strage di ieri (e le bombe di oggi) si tratta di scegliere tra lui e noi. Se ve ne fregate dei giovani turchi che muoiono per mano del regime, poi non rompete le scatole quando l’AKP, con le sue organizzazioni criminali, semina il panico nelle nostre strade.

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