Avrei dovuto immaginarlo. Avrei dovuto esserci preparato e non lacrimare come un bimbo, quando ho visto il filmato che Maria Teresa ed i ragazzi di CreativaMente Carpineto Romano hanno preparato su Tiziano Terzani. Invece guardavo quello che era un uomo forte, quasi prepotente e così pieno di fascino, trasformato in uno scricciolo bianco e tentennante, allegro come prima, ma senza quel vigore travolgente che lo rendeva antipatico ed affascinante al contempo. Mentre parlava Matteo Battisti ho pensato: ha ragione lui, bisogna saper far coincidere ed armonizzare gli opposti, bisogna trovare un equilibrio, e nonostante Maria Teresa ed il “suo” Giovanni, colpiti al cuore dalle righe meravigliose di Terzani, ne celebravano il genio, un uomo, sorridendo, sintetizza anche lui genialmente: “Tiziano ci ha detto: siate sempre ottimisti”. Ma io ho fatto fatica, come facevo sempre fatica quando lo incontravo, colmo di ammirazione ed invidia, ma per qualità così diverse da quelle che poi quel toscanaccio piacione ed arrogante aveva prima di stare male. Con mia grande sorpresa e commozione, a Carpineto non c’è cascato nessuno. C’erano diverse ragazze piene di sensibilità ed intelligenza che subito hanno commentato: “quello ci faceva”, mettendo l’indice disincantato e preciso sui punti delle contraddizioni. Ma quale Santone! Tiziano Terzani andava amato ed odiato per delle qualità eccezionali, ma mai quelle in cui lui, alla fine del viaggio, si era infatuato e lo hanno poi accompagnato per il suo viaggio più lungo! E Carpineto Romano dimostra ancora, nella saggezza, nell’elasticità mentale e della conoscenza dell’essere umano una profondità e leggerezza che, nelle cosiddette “grandi città”, nelle quali la gente crede di aver guadagnato il diritto a spegnere il cervello ed a giustificare la propria ignoranza ed anaffettività, giustificando il tutto con la fretta e “gli impegni inderogabili”, non esiste. Davvero non esiste. Michela ed io avevamo fretta, eravamo emozionati, ma siamo rimasti due ore in più. Siamo rimasti per raccogliere segretamente da questa città un’energia di cui non si capisce la fonte, un’intelligenza affettiva che stordisce ed ammalia, nella quale il disincanto non ha portato l’amarezza. E con gli amici trovati lassù mi sono messo anch’io a ricordare dei tempi in cui anche io, piccino della borgata romana, avevo accesso a quello che non è un mondo magico agreste, non è un’illusione bucolica, ma la semplicità e schiettezza di chi, con secoli di vera cultura alle spalle, ragiona sulle cose senza tirarsela tanto. Non vi dico cosa ci hanno fatto mangiare, perché erano tutte cose che mi fanno male, ma Michela ed io, soggiogati e deliziati, non abbiamo rinunciato a nulla – come certamente non rinunceremo più a Carpineto, ora che ci hanno ammesso a far parte della famiglia e che abbiamo capito che qui non bisogna venirci per le feste di strada, ma per godere della festa nascosta nella quotidianità, quella che ti fa felice solo se, come Tiziano, alla fine scopri che il silenzio è la musica più bella, il tramonto la donna più bella, l’amicizia la forza più bella del Creato, e quindi di ciascuno di noi, ammessi al club non per ceto o per denaro, ma senza nessun perché. Perché si.

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