Si può abrogare democraticamente la democrazia? La vittoria della destra in Francia, dei Grillini in Italia o quella del miliardario americano Donald Trump, potrebbero essere considerate una minaccia seria al mantenimento della democrazia in questi Paesi, così come lo è la vittoria di Tayyip Erdogan in Turchia? Quanto “appeal” ha il sistema democratico oggi, quando i maggiori mercati economici del pianeta (Cina, Russia, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Turchia) sono dittature sanguinarie oppure (Stati Uniti, Unione Europea, Brasile, India, Angola) Paesi in cui la democrazia è profondamente in crisi e ci sono fortissimi rischi autoritari? Due considerazioni. La prima. La democrazia è un sistema di rappresentanza in cui la maggioranza degli elettori e delle elettrici decide chi venga incaricato di prendere decisioni in nome di tutta la popolazione. Ebbene, in tutti i Paesi oltre la metà di coloro che avrebbero il diritto ed il dovere di usare questo strumento, rinuncia a farlo. Non sa come usarlo, non crede all’offerta dei candidati, non vuole informarsi prima di scegliere e soprattutto non vuole prendersi alcuna responsabilità. In Europa e negli Stati Uniti, tradizionalmente oramai, il cittadino vota sperando che questo basti ad evitare che gli si rompano le scatole e che qualcuno si occupi al posto proprio di risolvere i problemi, e quindi è molto ben disposto a rinunciare alla libertà in nome di una promessa di tranquillità. Le posizioni dei Grillini e di Donald Trump non sono tanto e solo antidemocratiche, ma folli, irragionevoli, irrealizzabili, moraliste e quasi mai pragmatiche. La seconda. Per mantenere il potere, ovunque, si sono investiti anni ed anni per scardinare la connessione tra valutazione dei risultati di un governo e voto popolare. Se dopo la Seconda Guerra Mondiale una serie di atteggiamenti costruttivi erano estremamente popolari e tutti (almeno in Europa) avevano come obiettivo la crescita economica e sociale (la vita), oggi la distruzione dei legami sociali porta la gente a desiderare l’obiettivo opposto: un olocausto purificatore, all’interno del quale, come nei film, Tom Cruise ed “io” si salvano contro tutte le possibilità dall’universo in fiamme – e trovano la nemesi, l’amore e la ricchezza. Dalle stanze del potere (uso questa perifrasi ridicola per cercare di essere breve) si lancia il messaggio che la salvezza dalla violenza e dalla povertà passi per la rinuncia ai diritti (e doveri) democratici. Oggi più che mai, il sonno della ragione ha generato mostri. La differenza è che la propaganda ci sta convincendo che proprio i mostri siano invece i buoni (la salvifica cavalleria), e noi siamo i colpevoli (la plebea canaglia) mentre veniamo ciancicati e inghiottiti dai mostri stessi. Ed ora?

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