Il prezzo del grano italiano continua a scendere. A giugno Bologna ha chiuso con 24 € al quintale, Foggia con 19 € al quintale – ma nel frattempo siamo scesi già a 15 o 16 €. I produttori di pasta ricaricano il 400% sul prezzo all’origine, i produttori di pane addirittura il 1450%. Il mercato sia nazionale che internazionale lamenta la (supposta) cattiva qualità del grano duro del Sud Italia, sostenendo che oramai sia meglio comprare quello OGM sui mercati globali, o integrare chimicamente il grano duro italiano – motivo per cui il prezzo continua a scendere. Dietro le quinte si combattono guerre senza quartiere, di cui nessuno pare sapere nulla, ma che stanno cambiando radicalmente la nostra vita. La prima riguarda il glifosato, ovvero l’erbicida forse più venduto al mondo (della multinazionale Monsanto) e sul quale si combatte una battaglia a colpi di dossier a Bruxelles, per capire se vietarlo o no. In questa battaglia, scatenata dal Ministero della Sanità federale degli Stati Uniti contro alcune ONG non tanto indipendenti, Monsanto gioca una partita vitale contro Syngenta (fondata dal colosso chimico svizzero Novartis, ora apparentemente indipendente), che è il suo più potente concorrente. In Italia l’Istituto Bernardino Ramazzini di Bologna, fondato dal vecchio PCI ed ora centro fondamentale per le battaglie sulla cancerogenicità dei prodotti più disparati (dalle onde elettromagnetiche allo shale gas) sta preparando una contro-relazione, usando i dati di un’altra contro-relazione, e sullo sfondo il governo Renzi usa il voto italiano sul glifosato per “ammorbidire” il Commissario UE Moscovici e gli altri partner interessati ad allentare le regole sulle banche e sul bilancio in sede di Unione Europea. Lo stesso Renzi ha messo il prode Calenda a capo dei negoziatori del TTIP, ovvero il trattato interdoganale con gli Stati Uniti che, se approvato, cancellerebbe in un nanosecondo l’intero agroalimentare italiano. E nessuno, intendo dire NESSUNO – nè lega Nord, né M5S, né democristiani di destra (PD), né democristiani di estrema destra, né democristiani talmente di destra che non si capisce più dove siano – mostra il benché minimo interesse per questa roba. E’ più facile andare fuori di testa per un incidente orribile su una linea ferroviaria pugliese che, nel 21° secolo, dovrebbe esistere solo nelle cartoline sul Medioevo, che occuparsi di ciò che mangiamo. Per poi andare tutti assieme a mangiarci una pizza che costa più di una tonnellata del suo componente principale (se non trattato chimicamente). Possibile che davvero nessuno si adonti?

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