– Così era Piazza Farnese, stanotte, poco prima che suonassi io: diecimila persone che ballavano e ridevano allegramente. Ho avuto la fortuna di suonare col buio e dopo Mannarino, che ha scaldato il pubblico con le sue ballate romanesche. Sicché, quando son salito sul palco e con la voce da banana mannara ho detto: vengo da una regione disabitata fra otricoli e olevano romano, indove la sera se mettemo all’incroci e siccome che nun passa nisuno sentimo le formiche che litigheno, tutti hanno cominciato a ridere, applaudire, gridare. Ho cantato Ma che campamo affà in un tripudio di gente che cantava il ritornello musicale insieme a me, duemila persone che saltavano e gridavano, un’esperienza incredibile… Poi ho cantato Roma muore, ho fatto salire una ragazza dal pubblico sul palco per aiutarmi, la gente applaudiva ad ogni strofa e fischiava il refrain musicale. La canzone alla fine é durata oltre sei minuti indimenticabili. Poi ho fatto il mio solito predicozzo sulla responsabilità e la musica, ho invitato tutti a RomaRIParte del 26 e del 27 settembre, hanno applaudito ancora quando ero ormai sceso dal palco, gli altri musicisti, che non mi conoscevano, mi hanno fatto i complimenti. C’è stato persino chi di è fatto fare una foto con me o ha chiesto l’autografo, roba da ridere… Insomma, c’ero anch’io, stanotte, a Piazza Farnese, e se n’è accorto anche il bambino che è in me, che mi giudica sempre male e non è mai soddisfatto di quanto faccio. Stasera sono felice, felice, felice. La vita è un dono meraviglioso, e la musica ne è la forza che la spinge e la giustifica.

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