Kerstin Köhler e Martin Gue mi mandano una scannerizzazione della pagina centrale del quotidiano “Bild” di oggi. Da mesi, nel quartiere di Connewitz, a Lipsia, quasi ogni settimana i neonazisti attaccano la gente per strada – perché in quelle strade, dalla Biedermannstrasse alla Stockartstrasse, da lì a Zoro ed al Connie Island, da quasi vent’anni quelli che noi chiamiamo “fricchettoni” hanno costituito un’associazione, alcune cooperative immobiliari, una cooperativa edile, hanno rilevato delle case fatiscenti lasciate vuote dallo Stato della DDR e le hanno ricostruite a mano, “di pirsona pirsonalmente”, mattone dopo mattone, in quasi due decenni, hanno trasformato quello che il regime di Honecker aveva creato come ghetto per intellettuali ed oppositori in uno dei quartieri più belli, più sociali e più pieni di giovani e coppie con bambini che io ricordi. I neonazisti, ovviamente, odiano Connewitz. Negli anni passati ad ogni Primo Maggio attaccavano a centinaia, con coltelli e bastoni. Ora, dato che la Polizia guarda ma non fa nulla, attaccano ogni settimana, e finalmente il governo Merkel manda l’esercito. Direte che non sono neutrale: non lo sono. L’estremismo di destra, da sempre, è simbolo di odio, morte e distruzione. Questa pagina mi ferisce perché mette (naturalmente) sullo stesso livello di “facinorosi” i neonazisti che attaccano e gli abitanti che erigono barricate e si difendono. In quella strada che vedete, la casa rosa sulla destra era la casa in cui abitavo io, tanti anni fa. Sulla sinistra, in un palazzo di granito che non si vede, ogni sera andavo a leggere il giornale, bere una tazza di the ed a giocare a carte, a Doppelkopf. In quella strada, Sara Buzzurro ed io passeggiammo in un autunno clemente non più di due anni fa, per andare a cena con Kerstin ed il suo fidanzato di allora. Vedere questa foto è come subire una violenza sui miei ricordi, una ferita ingiusta che mi riempie di rabbia.

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