– Nel nuovo mondo che dobbiamo costruire insieme non c’è spiù spazio per le divisioni fra la classe operaia e gli intellettuali. Non possiamo fallire lì dove fallimmo 30 anni fa. Forse abbiamo modi diversi di vestire, a volte di esprimerci, ma la musica (e l’arte più in generale) dimostrano che esiste una strada per parlarsi. Ricordate le parole di Slavoj Zizek: Negli anni 70 intellettuali ed operai non si parlavano. Oggi, la crisi pilotata dal potere finanziario li spinge insieme nella stessa miseria, toglie ad entrambi la libertà e la voce. Vi dico: gettiamo alle ortiche i nostri pregiudizi da vecchi e parliamo di tutto con tutti. L’abito non fà il monaco, e nemmeno il compagno 29 ottobre 2012 – Bisogna avere pazienza ed aspettare i risultati ufficiali. Ma il fatto che in Sicilia solo poco più del 47% degli aventi diritto abbia votato, questo è un dato di fatto incontrovertibile. Pare che oltre il 20% di coloro che hanno votato abbiano scelto il Movimento 5 Stelle – quindi la protesta contro i partiti consolidati che sono (tutti insieme) responsabili del disastro non solo della Sicilia, ma di tutta l’Italia. Ma questo non mi importa adesso. Mi interessa il 53% dei siciliani, perché credo che percentuali simili di cittadini anche nel resto del Paese resteranno lontani dalle urne. Non raccontatemi che sono sfiduciati, perché lo sappiamo da cent’anni. Non raccontatemi che sono scandalizzati, perché lo sono da mille anni. La verità è che quasi la metà degli italiani, dal 1948 ad oggi (e forse era così anche prima) ha scambiato il suo voto con un posto di lavoro e la certezza di essere infastidito il meno possibile mentre eludeva le regole, sapendo benissimo che molti degli eletti fossero completamente marci – e quindi utili a perpetuare questo sistema del do ut des. La crisi in cui ci troviamo sta cancellando questo rapporto di dipendenza reciproca. Nessuno può più promettere alcunché. O se lo fà, in pochi gli credono. Quindi non c’è bisogno di andare a votare. Grillo non è quindi l’antipolitica, ma il grido d’allarme estremo di chi nella politica crede. L’antipolitica, da che mondo è mondo, è la maggioranza silenziosa, piena di fiele ed invidia, di timore piccolo borghese ed astuzia contadina, di grettezza e stolidità, che astenendosi dal voto non ha dato un segnale alla politica, si é semplicemente limitata a registrarne uno, di segnale: la festa è finita. Ora tocca a noi. Noi, se crediamo di avere delle risposte serie e non religiose. Beppe Grillo è il Gesù immolato di una setta, è il Mussolini che a torso nudo falcia il grano o con un corpetto nero attraversa a nuoto lo stretto di Messina. Ma Gesù ha fatto e detto ben altro, predicando una società solidale e generosa. Mussolini aveva una sua idea dell’Italia che ha tramutato in realtà passando sui cadaveri della gente – avendo imparato a disprezzare il 53% degli italiani, che vota solo in cambio di moneta sonante. Beppe Grillo è solo un comico con una grande facilità di battuta, un uomo che riesce a vendere la collera di un isterico come la rabbia di un giusto. Sono coloro che sono dietro le quinte a fare paura. Noi, ora, subito, dobbiamo fare dei fatti in positivo. Come aveva tentato Davide Giacalone in Sicilia. Dobbiamo trovare il modo di dare delle Ali a chi è pronto per volare, che sia di esempio a chi nemmeno sapeva che il cielo esistesse.

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