In queste notti di interminabile lavoro, quando la concentrazione lentamente scema e mi assalgono i mostri della solitudine e della debolezza, quando il mio cuore ascolta i battiti di coloro che, adesso, dormono, amano o si battono, mi assale un orgoglio della mia debolezza e caducità. L’essere umano, come mi spiegò tanti anni fa Giacomo Leopardi, trae dal nulla la forza per andare avanti. Paolino, ginestra sul fianco di se stesso, non ha nemmeno il tempo di andare a dormire, sono già le cinque ed un quarto. E se il treno di tante cose gli è passato e gli passa accanto quotidianamente, senza fermarsi, è perché il Signore gli ha fatto altri doni, meravigliosi. Mentre aspetto il sole che lenisca il dolore delle mie proiezioni notturne, mi alzo, mi do una sciacquata alla faccia e vado a camminare per Roma.
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