Quando si ha a che fare con una persona, o con un’azienda, veramente potenti, bisogna dimenticarsi ciò che si crede di sapere. Le regole sono altre, e bisogna accettare il fatto di non avere nessun controllo. Non sapremo mai cosa accada veramente, quale sia la vera posta in gioco, quali i rischi, quali le eventuali possibilità. Non lo dico per sembrare saggio, anzi. Scrivo per mitigare la mia preoccupazione. La mia strategia, sinceramente, è di cercare di fare il meno possibile, di “praticare l’assenza” ed attendere, pazientemente, di cessare di avere una qualche rilevanza in un gioco di cui capisco pochissimo e nel quale valgo meno di una pedina, sono solo un alito di vento sulla scacchiera. Ho ragionato sulla possibilità che questa sia una delle conseguenze della globalizzazione: restare incastrato in un meccanismo alieno che viene e pulsa chissà da dove. Non è vero, il mondo funzionava così già prima, solo la velocità era diversa – e finivi quasi sempre sgozzato in un vicolo, mentre adesso hai una chance di essere lasciato in pace, prima o poi. Voler cambiare il mondo è un sogno meraviglioso. Sapere come cambiarlo un’attestazione di superbia che confina con la follia. Credere nella grande cospirazione è imbecille. Ma fare piccolissime cose, che creino disturbi nella Forza, vuol dire rischiare la pelle. Sono troppo vigliacco, o consapevole, per continuare dopo che se ne sono accorti e, con decenza, mi hanno detto di smettere subito. In questo contesto, le diatribe tra M5S e PPD sono lo sbuffo di noia di una farfalla.

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