Da un po’di tempo a questa parte ragiono spesso sulla figura di Hermann Schmitz, che è stato uno degli uomini più geniali, temibili, potenti e sconosciuti degli ultimi 200 anni. Ci penso, perché ci troviamo alla soglia di un’era in cui, uno come lui, potrebbe di nuovo affermarsi, e portarci tutti ad una nuova Guerra – che, come allora, verrebbe contrabbandata come guerra tra nazioni, essendo invece guerra tra industrie multinazionali per il controllo dei mercati. Figlio di operai, nato nel 1881, Schmitz era cresciuto negli anni della prima grande crisi finanziaria tedesca, esplosa con il fallimento delle più grandi banche. Questa esplosione era dovuta alla mancanza di regole chiare ed al fatto che la distanza tra l’aristocrazia del neonato Regno di Germania e lo sviluppo industriale e finanziario avessero generato le prime pericolose avvisaglie del disastro che poi sarebbe stata la Prima Guerra Mondiale. Dal 1906, Schmitz era entrato a far parte dei quadri intermedi della MG Metallgesellschaft, un colosso della chimica e dell’industria pesante, controllato e diretto da una famiglia ebrea, quella di Wilhelm Merton. Merton adottò il giovane Hermann, che mostrava grandissime qualità. Come racconta il grande economista Robert Liefmann (che come Schmitz era nato a Lipsia), Schmitz, tra il 1906 ed il 1916 fece una carriera incredibile, dovuta al suo talento ed alla sua capacità di convincere tutti: la ragione primaria per cui la Germania perse la guerra furono il blocco navale inglese che tagliò fuori i rifornimenti di nitrato di sodio che Berlino comprava dal Cile, e poi la carenza di azoto puro, due elementi fondamentali per la produzione di proiettili. Hermann Schmitz aveva una soluzione: l’industria chimica deve essere in grado, velocissimamente, di sostituire quegli elementi con altri che fossero immediatamente disponibili in Germania. Quando Walter Rathenau, durante la prima fase della Guerra, lasciò l’industria AEG per guidare un Dipartimento per le acquisizioni di materie prime, Schmitz andò a lavorare per lui, propagandando l’unione di tutte le industrie tedesche in un solo cartello allo scopo di vincere la guerra e farsi pagare dopo, grazie alle conquiste. Aveva un partner ideale, Carl Duisberg, capo della Bayer, che aveva già costituito un’alleanza con Agfa e BASF, e lavorava alacremente per Schmitz e Rathenau. Allo stesso tempo, Schmitz è l’inventore dei Paradisi Fiscali – o meglio dei Paesi in cui nascondere patrimoni e ricchezze, allo scopo di diminuire le tasse da pagare e da avere soldi immediati da usare per progetti ambiziosi su scala internazionale. É stato lui, insieme a Walter Beck ed Helmuth Merlin, nel 1926, a trasformare un buco di villaggio di contadini di montagna, chiamato Liechtenstein, nel più moderno e fiorente Stato per l’occultamento di ricchezza ed il riciclaggio dei proventi di attività illecite. Adolf Merton, nuovo capo di MG, fratellastro di Hermann e figlio di Wilhelm, nel 1933 prese la cittadinanza liechtensteinese, come tutti gli ebrei importanti che fossero finanziatori del partito nazista. Ed è stato lui, insieme a Hermann Schmitz, a fondare le prime banche svizzere legate a questi affari “particolari”, usando una piccola banca privata di Schaffhausen, la Sturzenegger Bank (che oggi si è fusa con altri istituti e si chiama Baumann & Cie.), poi la Società di Banca Svizzera (Schweizerischer Bankverein, oggi parte di UBS) e l’alleanza con il gruppo Schmidheiny, il colosso del cmeneto che oggi si chiama Holcim. E poi a fondare IG Farben, il colosso della chimica e della farmaceutica in cui si fusero tutte le grandi aziende tedesche, e che diede vita (partendo da un memorabile opuscolo di Hermann Schmitz del 1928) al partito nazista: scrivendone il programma, sostenendo Adolf Hitler ed i suoi gerarchi, pagandone le spese, guidando la sua struttura interna, trasformando una multinazionale chimica in uno Stato nello Stato. Uno Stato che organizzò e condusse la Seconda Guerra Mondiale con lo scopo di conquistare per sempre (insieme ai suoi soci occulti negli Stati Uniti) il controllo del mercato mondiale dell’industria chimica, farmaceutica, mineraria, petrolifera, meccanica ed elettrica. A partire dal 1930, IG Farben trasformò la Germania in una controllata del suo impero industriale e si sostituì, con i propri manager, ai politici presenti nel Reichstag, usando la violenza in modo spregiudicato e cinico, sviluppando un enorme progresso scientifico, ottenendo in pochissimi anni la fine dell’immensa crisi economica del 1929 e la piena occupazione in patria, senza avere colonie, ma contando sul fatto che nei Paesi del Commonwealth l’odio per il colonialismo inglese fosse così grande che, finanziando imprenditori locali, anche in quei Paesi la neonata industria potesse sopraffare il governo. Sicché Schmitz, insieme Bin Talal, fu il fondatore della MISR Bank, la prima banca a capitale egiziano, e poi la grande banca dietro cui si nascose la nascita e lo sviluppo della Fratellanza Islamica e del fondamentalismo musulmano. Un dettaglio: la prima moschea europea è stata costruita a Monaco, dieci anni dopo la guerra, da coloro che avevano lavorato per Hitler nei Paesi arabi, e che poi fondarono la Bank Al Taqwa, la banca usata da Osama Bin Laden decenni più tardi per finanziare la sua lotta. In queste attività Schmitz faceva tutto avvalendosi della cooperazione del governo federale svizzero, sospinto dal potere politico legato all’industria militare tedesca (Brown Boveri, Alusuisse, Holderbaank), che infatti lo ospitò fino alla sua morte, nel 1960, e concesse a suo nipote, Max Ilgner, che durante la guerra controllava la produzione di Zyklon B per le camere a gas, la cittadinanza svizzera, l’impunità, ed un posto di lavoro manageriale nell’amministrazione della Chiesa Evangelica e poi nell’industria elvetica. Fu sempre Schmitz a fondare una holding a Basilea, Interhandel, che era l’unione tra gli interessi industriali di IG Farben e delle multinazionali americane. Poi fondò la Deutsche Länderbank, controllata direttamente dal partito nazista. Questa banca, alla fine della guerra, venne rinominata in UBS Deutschland. Quanto a Interhandel, il cui patrimonio era stato congelato dalle truppe di occupazione americane, con una decisione del Ministro Federale della Giustizia, Robert Kennedy, fratello del Presidente ammazzato un anno prima, nel 1964 venne regalata alla stessa banca svizzera, la UBS. Prima di questo la UBS era una piccola banca locale, con questi due doni divenne la più grande banca europea dopo la Deutsche Bank. Esattamente quella Deutsche Bank, che è stata guidata, fino alla morte, da Hermann Abs, che è, insieme a Schmitz, uno dei fondatori del sistema dei Paradisi Fiscali ed uno dei padri di IG Farben. Lo so, ho concentrato tantissime informazioni in uno spazio piccolissimo. Ma ho un motivo per farlo. Il sogno di Schmitz, Duisberg, Rathenau, Abs e degli altri industriali che erano il vero potere alle spalle di Hitler, Göring e soci, era quello di un’Europa unita guidata non dai politici, ma delle lobbies industriali e bancarie. Un sogno condiviso da una parte importante dell’industria americana e del Partito Repubblicano a Washington. Un sogno che ci ha portati ad una guerra terribile, costata milioni di morti, che a sua volte ha creato l’olocausto nazista, la Shoah, e poi i campi di sterminio sovietici e la politica interventista americana in Corea, in Vietnam, in America Latina. Un incubo, più che un sogno, per le persone “normali”, che non si accorsero di quanto stava accadendo (leggetevi “Il rinvio” di Jean-Paul Sartre) e che presero i piccoli partiti populisti, che emergevano come funghi nell’umida palude della crisi della democrazia, affogata dall’emergenza occupazionale, creata da una politica suicida di stretta economica e deflazione, come cose da ridere. O come la legittima e democratica risposta della “pancia” al fatto che la “testa” non fosse più in grado di capire, e le “braccia” avessero la proibizione di unirsi e difendersi. Dobbiamo imparare dalla storia, perché il Male, da quella storia, non impara il fatto oggettivo che l’ondata di fusioni, nazionalizzazioni e populismi avrebbe portato alla morte di decine di milioni di innocenti, ma crede di imparare come ripetere quel massacro mantenendo il controllo sul suo svolgimento e sui suoi effetti finali. Quando guardate “Il Dittatore” di Charlie Chaplin, guardatelo pensando a quanto vi ho raccontato. Intanto, Monsanto e Bayer si fondono a creare la più grande industria chimica e farmaceutica della storia mondiale. Meditate, ve ne prego, meditate.

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