Vi do una notizia che forse vi stupirà. I politici mentono. E la stragrande maggioranza di coloro che ci “rappresentano” in Parlamento sono non solo bugiardi, ma anche profondamente ignoranti, e spesso persino imbecilli. Tutto ciò ha tradizione. Persino nei racconti del 2500 avanti Cristo, i politici di Uruk, governata da Gilgamesch, si comportarono da cretini e da imbarazzanti banditi. Dopodiché, in quasi 5000 anni di storia umana, imbecillità, ignoranza e menzogna si sono perfezionate, anche perché sono arti spontanee, ogni essere umano ha in sé questa capacità innata di dire e fare minchiate e poi mentire per difendersi dalle conseguenze. Un quarto di secolo fa, una trasmissione TV (credo fosse quella con il Gabibbo che veniva nei canali Fininvest dopo il telegiornale), alcuni comici avevano intervistato una ventina di parlamentari su questioni di carattere generale, e ne era venuto fuori un quadro spaventoso, nel quale secoli di dibattito sulla gnoseologia e l’intera opera di Immanuel Kant venivano dimostrati come carta da parati venuta male. In questo il sistema democratico funziona: la percentuale di bestie in Parlamento riflette la quantità di bestie presenti nel Mondo. Ricordo un commento di un giornalista americano con lo sguardo allucinato, dopo che il suo giornale aveva commissionato un’indagine ed aveva scoperto, con un campione di quasi 100mila americani di ogni ceto, etnia ed area geografica (cito a memoria, me ne scuso), che la stragrande maggioranza di costoro credeva che Svezia e Svizzera fossero lo stesso Paese, e che Swaziland fosse la traduzione di Svizzera in tedesco. C’era una lunghissima lista di castronerie, ma non me le ricordo, sono passati troppi anni. Ovvio, tutto ciò crea dei problemi apparentemente irrisolvibili. Berlusconi disse: sono un mariuolo, ma la gente mi vuole così e mi vuole come capo. Aveva ragione? Nel secolo in cui viene dimostrato epistemologicamente che non esiste la certezza del diritto ed è un falso mito quello della parità dei cittadini di fronte a qualsiasi cosa, Berlusconi aveva il diritto di delinquere perché così otteneva la fiducia dei suoi elettori? Almeno era onesto, dicevano. Perché gente come D’Alema, invece, mente in automatico, intriga, armeggia, briga, intrallazza, maneggia, mesta e traffica persino quando dorme. E se dice che sta dormendo, certamente mente. Per principio. Coerenza, ci vuole: D’Alema da secoli chiede il voto in base ai propri principi. Matteo Salvini chiede voti in nome della sua barbarie (che è quella di molti elettori), Beppe Grillo in nome della violenza isterica, Matteo Renzi in nome del gusto per la sopercheria, per la sopraffazione, per l’arroganza e per la prepotenza. Licio Gelli scrisse un libro chiamato “La Verità”. Renzi un elogio del non-socialismo intitolato “Avanti”. Beppe Grillo fa degli spettacoli in cui si atteggia a comico – il colmo del paradosso. Ma va bene così, vale tutto. Questo chiediamo, questo ci danno. Teoricamente, esiste un confine. Un confine che, dal 1994 in poi, periodicamente viene spostato un po’ più in là. Dapprima con Berlusconi (che cambiava il senso alle parole), poi con tutti gli altri, cercando però (fino a Matteo Renzi, che ha sparecchiato tutto) di non negare troppo l’evidenza, essendo il rischio significativo che, se non siamo già le bestie della Fattoria degli Animali, qualcuno, al grido “due più due fa cinque”, si alzi e costruisca un’opposizione credibile. Il tempo passa e non perdona. Oggi abbiamo, come candidato a Primo Ministro, l’adolescente Luigi Di Maio. Si tratta di un traffichino democristiano (e fin qui tutto ok), controllato a causa di ciò che “chi di dovere” ha già collezionato su di lui e tiene in un armadio aspettando il momento giusto. La sua abissale ignoranza lo ha reso celebre con gaffes fotoniche, le sue bugie ridicole (quando disse che un’Università americana lo aveva chiamato a dare una lezione, invece era una confraternita di un’Università che lo aveva affittato come pseudo-clown per un party) vengono puntualmente sbugiardate, e quindi sembra la persona ideale per guidare il Paese dopo Matteo Renzi. Millantatore di altissimo lignaggio, ieri ha sostenuto di essere stato lui a far volare i Canadair per spegnere gli incendi, salvo poi dover leggere i comunicati stampa di tutti i coinvolti che smentivano seccamente le sue minchiate. Ma Di Maio se ne frega e va avanti. Ha dietro di sé schiere di gente che è pronta a votarlo per dimostrare una volta per tutte che la democrazia non possa funzionare e che sarebbe meglio una dittatura. Avrà con sé tre collaboratori preziosissimi. Domenico Scilipoti, Alessandro Di Battista ed Antonio Razzi. Costoro sono noti come pupazzi messi in scena da Crozza, che in realtà si trasformano in mutati in calzamaglia come Superpippo, mangiando spagnolette. Di Maio sta studiando per loro un nome – appunto – da supereroe. Scartati Pippo, Pertica e Palla (nessuno se li ricorda più), scartati Qui, Quo e Qua (troppa gente crederebbe ad un’invasione cinese), dubbioso su Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (troppo intellettuali) e su Grazia, Graziella e Graziarcaxx (eccessivamente volgare, persino per un Grillino), pare che l’adolescente Di Maio abbia scelto i nomi giusti: Calabrese, Cinico e Vallelunga. Lui, naturalmente, sarà er Monnezza. E Casaleggio farà la parte di Ferruccio Amendola, dando la voce al capo. Non ho idea di cosa inventeranno, ma una ve l’assicuro: batteranno l’idea di Virginia Raggi di costruire la funivia a Roma, in politica estera saranno più estremi dei nordcoreani, Di Battista farà di tutto per far scoppiare la Terza Guerra Mondiale. Quanto a Scilipoti, eletto Re dei Minions, come nel terzo film della saga a cartoni animati, diventerà finalmente cattivo. Noi saremo solo in 44 gatti superstiti, e marceremo compatti. Ma invano.
Lascia un commento