– Avete letto “Avventure della ragazza cattiva” di Vargas Llosa? Se siete come Ricardito dovete farlo. Se siete insomma pronti, eroicamente, ad amare inutilmente per tutta la vita una donna che, come unico mezzo per mostrare il suo affetto, vi distruggerà, umilierè ed abbandonerà di continuo – per poi mai ritornare, ma sempre fare in modo di essere casualmente là quando la ritrovate, sempre dall’alto del suo NO incoerente, il suo MAI senza conseguenze, la sua incapacitá di darsi se non fisicamente. Lo avete letto? Vi siete sentiti meglio dopo aver letto il finale? Credete quindi che le vostre passioni siano qualcosa di speciale? Venite quindi assaliti dalla malinconia, o perché una donna simile l’avete sempre sognata e mai incontrata, o perché l’avete incontrata e ne siete schiavi a distanza, perché lei, tanto per cambiare, é altrove a gestire “un progetto mio” con altri amanti che, uno dopo l’altro la scartano e da lei vengono scartati come lo eravate voi? Basta con l’autocommiserazione, un’autodistruzione seria e coerente passa per altre vie. Allora leggetevi Sergej Dovlatov, e soprattutto tutto. Ma magari, leggendo “La filiale”, capirete che quella donna che amate o credete di amare, mentre a casa vi aspetta una moglie adulta, sensata, pratica e pronta a reggere la rottura di palle che siete con un briciolo di allegria e di fatalismo, la ragazza cattiva è una parte di voi, che siete voi, noi, tutti noi maschi che la creiamo, perché non ha personalità né direzione, è una povera farfalla sbattuta tra lampade egualmente ed inutilmente splendenti. Poi vedrete che Sergej Dovlatov é morto a 50 anni della fatica di essere un bimbo frustrato fra gente che diventava adulta. Crescerete? Vi suiciderete? Non lo so. Io, per me, cerco di ridere della mia sciocca prosopopea e del mio gusto infantile per il dramma, sapendo, come il personaggio di Dovlatov, che lei ci sarà solo mentre me ne vado, e se ne andrà ogni volta che la aspetterò, e questo é un modo insensato di lasciar passare il tempo fra la nascita e la morte avendo un alibi romantico per non vivere. Mammamia, che palloso che sono! Quindi bisogna amare la Tasja che si ha in se, senza superbia e senza ridicoli orpelli, e poi cercare una donna vera. Sperando che si accolli lo scimunito rompitasche che sono e faccia finta di trovarmi VERAMENTE speciale. Intanto leggo le memorie di Dovlatov sul giornalismo (un fratello! un fratello!) e sull’autoindulgenza e mi sento finalmente, allegramente ridicolo, quale sono e fui. Come diceva Lucy Van Pelt: “Buona giornata, stupido mondo mondiale!”

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