Come tutti, sono agghiacciato dalla morte orribile della ragazza della Magliana, come anche dal fatto che chi avrebbe potuto salvarla non l’abbia fatto. Ho ascoltato ore di trasmissioni alla radio sull’argomento, e mi hanno sconvolto ancora di più. In realtà esiste una comprensione profonda ed estesa dei motivi dell’assassino e di coloro che non hanno aiutato e, sotto sotto, in modo osceno e strusciante, una riprovazione contro la vittima. Ho ascoltato diverse volte espressioni come “regole non scritte”, “comportamento non consono”, “facilità di costumi”, “disperazione dell’abbandono”. Non ce la faccio più. Le donne non sono una razza diversa dagli uomini. Sono persone con gli stessi diritti e doveri, con le stesse aspirazioni, gli stessi sogni, le stesse aspettative, le stesse dinamiche. Ci sono certamente differenze di genere, ma mi chiedo quante di queste siano naturali, e quante costruite con l’educazione. E non sopporto chi dice che ci dimentichiamo dagli uomini uccisi dalle donne. Non sopporto più nemmeno chi chiede l’inasprimento delle pene, perché ho l’impressione che questo (in un sistema in cui la giustizia comunque funziona male) non sia un deterrente per questi maiali che commettono simili crimini. Così come non credo che le cose stiano peggio oggi rispetto a cento o cinquecento anni fa, e non mi importa saperlo, io voglio che le cose migliorino ORA, durante la mia vita, in un momento in cui sono corresponsabile di ciò che avviene. Per questo vorrei porre l’accento su una cosa di cui non parla nessuno.
In una mia in parte sventurata esperienza con una psicanalista, mi sono ritrovato a discutere delle differenze tra mondo reale e mondo dinamico. Per chi non ne sappia nulla, semplifico fino all’estremo: il mondo reale è riconoscibile da regole certe e fisse che contengono i comportamenti umani, il mondo dinamico è il magma che abbiamo nello stomaco. Nel mondo reale molte pulsioni del mondo dinamico vengono negate, perché distruttive o autodistruttive. Fin qui sembra tutto semplice. Quando mi è stato fatto quel discorso l’ho riconosciuto subito, perché ero arrivato (come moltissimi di noi) alla stessa conclusione ragionando sulla mia vita: esiste un mondo formale (fuori) ed uno sostanziale (dentro) – ed anche qui semplifico in modo quasi criminale. Questi due mondi, ovviamente, interagiscono. La mia psicanalista si era posta l’obiettivo di costringere il mio IO sostanziale ad aderire al mondo formale, di modo da vivere in modo più banale, più quieto, più soddisfatto, meno irruento e tormentato. Chi mi conosce sa che è finita malissimo. Ha ottenuto che io abbia deciso di scartare COMPLETAMENTE i vincoli profondi del mondo formale (che, se imposto, uccide ciò che hai nel cuore) e vivere tutta la mia vita intima ed affettiva nel mondo sostanziale – quello in cui vivono le coppie fortunate, intendo dire le persone che si amano, e che si accettano come sono, e quindi sono in grado di dirsi e condividere cose che il resto del mondo mai e poi mai deve sapere. Questo non significa che bisogna rinunciare alle regole, o che bisogna dare libero sfogo a qualunque pulsione. Anzi. Vuol dire che bisogna trovare un proprio equilibrio che ci permetta di non infrangere le regole di convivenza civile, pur ignorando le “regole non scritte” che, assieme alle sacrosante regole di convivenza civile, cercano in modo occulto di imporci cose oscene. Non si capisce? La legge dice che non si deve uccidere. Punto. Il mio atteggiamento nei confronti di un omicida, però, viene dettato da “regole non scritte” del piano formale. Se la maggioranza decide che una ragazzina se l’è cercata, qui si trasporta un orrore, proveniente dallo stomaco, nella zona del cervello, ed i media lo giustificano e lo santificano. Capite dove voglio arrivare? Se io, in cuor mio, giustifico l’assassinio, faccio schifo, ma sono me stesso con me stesso. Se la socialità elettronica e televisiva mi fanno vedere che la pensiamo in tanti allo stesso modo, di colpo credo di avere il diritto non solo di pensarla così, ma di agire di conseguenza. Non voglio nemmeno tracciare un limite tra la TV prima e dopo Berlusconi, perché Berlusconi è un effetto, non una causa. Sono tentato di credere che questo giochetto di solleticare gli istinti più bassi per cercare di giustificare fatti orribili pubblici esista fin dagli albori della civiltà. Per questo sono furioso. La tendenza a considerare le donne come “non-persone”, animali da salotto, proprietà, seccature, distributori di benzina, sesso e servizi vari, è una cosa che viene dal nostro passato troglodita, che passato non è. La società di oggi investe nel troglodita, lo rende trendy, accettabile, figo, perdonabile. La donna resta incompresa, umiliata, vittima sacrificale, resta insomma una “non-persona”. Me ne frego del fatto che ci siano donne insopportabili e cattive, è ovvio che ne esistano. Il grande Funny Van Dannen cantava che “anche i negri, le lesbiche e gli handicapppati, a volte, sono dei gran rompicoglioni”. Ma credo fermamente che fintanto che gli psicanalisti faranno confusione tra forma e sostanza, fin quando i media solleticheranno la parte più folle e sanguinaria delle nostre debolezze, fin quando la maggioranza silenziosa avrà più forza e potere del diritto, allora soffriranno in tantissime, un esercito sterminato ed interminabile di donne, violentate, umiliate, neglette, frustrate, dominate, cancellate, annientate. E soffriranno gli uomini come me, che quando ne incontrano una, troppo spesso non sanno come resuscitare il loro orgoglio, la loro autostima, il loro grido di lupo, la loro voglia di vivere.

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