Adriano Liloni, Giorgio Guidi, mio fratello Carlo e molti altri amici che si sentono vicini al M5S si sentono ora giustamente spaesati e si aggrappano disperatamente all’atto di fede nel Grillismo nella speranza che ciò che si legge della Giunta a Roma sia solo disinformazione, calunnia ed invidia. Sono malati anche loro, come noi tutti, del berlusconismo, che dal 1994 in poi, con la connivenza dei suoi più stretti sodali – Rutelli, Prodi e D’Alema – ha cambiato alcune regole fondamentali del gioco politico: abolire il dibattito interno, abolire il filtro dal basso della militanza, porre sistematicamente in posti di responsabilità persone che non sanno nulla o che sono in condizioni di dover obbedire sempre e comunque, cambiare il senso alle parole e semplificare oltre il semplificabile. Credo sinceramente che Beppe Grillo sognasse un movimento diverso, e credo che oggi, dietro la sua voglia di togliere il nome dal simbolo, ci sia una grande stanchezza, il dolore per la morte di Casaleggio, e la delusione profonda nel guardare cosa sia divenuto il Movimento una volta che si è fatto Partito. L’unica volta che ho votato M5S l’ho fatto secondo il criterio classico: confrontando i programmi. Ma poi Grillo ha preso a parolacce Bersani in mondovisione nel modo più stupido, volgare, strumentale, antidemocratico possibile, tradendo tutti i motivi per cui persone come me lo avevano votato: per ottenere dei cambiamenti profondi nelle scelte politiche del Paese. A Roma si sta consumando una guerra per bande. Il Sindaco Raggi si fida solo del suo nuovo compagno, di un ex collaboratore di Alemanno, completamente estraneo al Movimento, e di un’altra persona. Raggi combatte apertamente (ed a mio parere giustamente) l’antidemocratica decisione dei vertici del M5S di costruire un Direttorio che scelga al posto del Sindaco, che verrebbe così a trovarsi nella spiacevole posizione di dover rispondere di fronte alla legge di decisioni non sue. Ma combatte come può e come sa. Mancando un filtro tra i militanti, chi arriva in posti di responsabilità non sa ancora come fare, e si impappina. E lascia trasparire fin troppo chiaramente che tantissimi voti lei li ha presi perché una destra becera e ladra, che prima votava Alemanno, non credeva né alla Meloni né a Marchini. Pensate con calma al fatto che Caltagirone, Parnasi e gli altri che avrebbero dovuto far votare Compare Alfio, non lo hanno fatto, togliendogli migliaia di voti. Questa gente vuole ora riscuotere, e Raggi non ha la forza per opporsi. Frongia l’ho conosciuto personalmente, e mi ha profondamente depresso. Però veste molto chic. Ma queste sono miserie umane. Virginia Raggi è un essere umano e compie errori umani. Questi errori si vedono perché i suoi nemici interni hanno imparato a fare a coltellate e si divertono a farlo. La ridda di dimissioni e dichiarazioni ridicole non sono opposizione del PD, ma faide interne al M5S. Un Movimento che non è più presente in nessuna battaglia di principio, ma che insegue i temi dettati da Matteo Renzi – un disastro. Il TTIP, che era certamente il punto chiave della teoretica grillina, è stato completamente dimenticato dai Grillini, ed uno di loro mi ha spiegato perché: perché il NO al TTIP lo ha voluto Renzi, e Renzi è il male. Nemmeno Umberto Bossi ha mai ragionato così. In questo modo la sudditanza dialettica del M5S diventa un fatto conclamato: nonostante una presenza massiccia nelle istituzioni, il M5S non è in grado di sollevare nessuno tema. Nessuno. Segue l’agenda Renzi, pedissequamente. Cosa fare? Credo che l’onesto militante Grillino si senta esasperato, deluso, e si renda conto che non può far nulla. Tutte le pappole che sono state raccontate sulla democrazia interna al Movimento si sono rivelate tali, nessuno è in grado di opporsi a ciò che sta succedendo. Una teocrazia spaccata e corrotta ha dapprima distrutto il sogno di Beppe Grillo ed ora cerca disperatamente di collocarsi in un’area in cui non venga tagliata fuori dalle spartizioni (comitato di vigilanza della RAI, soldi per le Olimpiadi, e siamo solo all’inizio). Ma questo non vuol dire che sia sbagliato il Grillismo, anche se fin dall’inizio si capiva che sarebbe stato difficile tramutare il sogno della democrazia elettronica in qualcosa di sopportabile nella realtà. Il Grillismo non è un’ideologia, ma un coacervo di emozioni e di campagne probabilmente giuste, senza una visione di insieme. Cosa vuol dire? In politica non si può decidere buoni contro cattivi. In politica ci si prefigge un obiettivo e, spesso a zig zag, si cerca di raggiungerlo, pagando spesso dei conti salatissimi in onestà ed amor proprio. E’ facile parlare da ciellini sulle questioni internazionali, che alla gente non interessano, perché non sanno quanto incidano sulla vita di ognuno. Tutti voi sapete il mio disprezzo viscerale per Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Eppure loro, a livello internazionale, hanno fatto cose buone e necessarie, come gli accordi con Putin sul gas (Berlusconi) e la guerra al TTIP ed ai vincoli di bilancio UE (Renzi). In Libia i guai non li abbiamo creati noi, gli italiani stanno solo cercando di sopravviverne. Potrei elencare circa 50 temi chiave per il presente ed il futuro dell’Italia. Nessuno di questi è né nel programma, tantomeno nella “lotta” quotidiana dei Grillini. Renzi fa delle cose, invece, senza dirle a nessuno, il che è gravissimo., ma se lo può permettere, perché il M5S non se ne accorge. Militanti Grillini, invece di arrabbiarvi con chi vi critica, prendetevela con chi (Di Maio, Di Battista, Taverna, Lombardi e compagnia blaterante) ha tradito lo spirito del Movimento e lo ha reso incapace, ridicolo, spregevole, corrotto, antidemocratico. L’Italia ha BISOGNO di un Movimento che venga dal basso e che abbia idee non messianiche, ma pragmatiche. Fatelo, e vedrete che la signora Raggi, della quale continuo a pensare che sia una persona ingenua ma per bene, di colpo farà cose giuste e riuscirà ad imporle.

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