Le elezioni in Abruzzo, a mio parere, dimostrano le seguenti cose: a) la polemica su “quelli di prima” contrapposti a “quelli del cambiamento” non ha senso. La gente vota l’illusione di essere difesa contro le concause delle sue paure, e vota il più antico partito ancora presente in Parlamento, ovvero la Lega Nord; b) l’elettorato, che cinque anni fa aveva votato il PD, non aveva votato per la sinistra, ma per il partito del “capo” in cui, in quel momento, il popolo credeva, ovvero Matteo Renzi. Oggi quell’elettorato crede in Matteo Salvini; c) il partito della disonestà, delle poltrone, delle clientele, dell’inciucio, del dilettantismo, del delirio, ha preso una tranvata memorabile, perdendo oltre la metà dei voti presi alle politiche ed ha perso persino al risultato amministrativo della legislatura regionale precedente; d) l’assenza propositiva del PD è stata pagata poco, perché, al punto in cui siamo arrivati, il PD riceve i voti della disperazione, di coloro che avevano sperato nei Grillini ed ora, sconvolti, non se la sentono di votare l’estrema destra e quindi gettano il voto nel pentolone dell’infigardo movimento dei personalismi, non importa se non ha nulla da proporre. Se fossimo in un film con Dustin Hoffman e Robert De Niro, ora Beppe Grillo dichiarerebbe la guerra all’Albania. Invece il M5S farà altro, certamente cercando di superare le più strampalate idiozie dette e fatte finora. Ma non credo che siamo ai prodromi di una crisi di governo. La Lega, secondo me, cresce finché rimane con i Grillini e posono raccontare di essere mutamento. Se si alleano con Berlusconi ed il movimento dei pecorecci, perde immediatamente, lo scommetto.

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