Quando vidi la foto di Malagò che baciava la mano di Virginia Raggi, la compagna del Capo della Giunta Capitolina Daniele Frongia, mi sono chiesto: quale sarà il prezzo di quel bacetto? Costei, poche ore prima, gli aveva usato la sfacciata scortesia di farlo inutilmente aspettare e di bigiare un appuntamento istituzionale importante come quello della definizione della posizione ufficiale del Comune di Roma sull’organizzazione delle Olimpiadi. Malagò non è uno qualunque, ma uno dei principali elettori della Signora Raggi. Insieme a Previti e Sammarco, e forse qualche altro vecchio Grande Elettore di Alemanno, il Presidente del CONI e Marchese del Circolo Canottieri Aniene è uno degli artefici della vittoria della Armata Brancaleone sponsorizzata da Beppe Grillo nella corsa al Campidoglio. Ebbene, ieri ho avuto la risposta. Il Movimento Cinque Stelle ha rinunciato all’auditing sul debito di Roma. Spiego a chi non sa: Virginia Raggi aveva promesso che la prima cosa che avrebbe realizzato – qualora fosse stata eletta lei Sindaco al posto di Frongia – sarebbe stato di compire (far compiere) un’analisi profonda e pignola della composizione dei 12 miliardi di debito pregresso della città (più una cifra assolutamente non chiara creata dalla Giunta Marino, che FORSE si aggira intorno ai tre miliardi). La cosa più spaventosa: il 77% del debito (secondo il Commissario Straordinario Silvia Scozzese, che sta ancora lavorando) non si sa con chi sia, sto debito, non precisamente. Per giunta, ogni giorno la Signora Scozzese trova nuovi buffi segreti e nascosti. In questa situazione scrivere il bilancio 2017 è impossibile, ed il nuovo Assessore ha già annunciato che si inizierà l’anno venturo con il sistema dei dodicesimi, sperando di finire entro marzo ed evitare il commissariamento e lo scioglimento del consiglio comunale, incluso ritorno al voto. Il prezzo? L’auditing, che era non solo il caposaldo politico della campagna elettorale, la promessa più concreta e fattibile, il bisogno più grande della cittadinanza, non si farà. Frongia e Raggi ci hanno rinunciato. O, magari, si saranno convinti che la gente si ricorderà il NO alle Olimpiadi (che condivido, ma che è una minchiatina irrilevante, perché comunque non ce le avrebbero date) e si sarà già dimenticata della promessa consostanziata in una parola difficile come auditing. Se ne sono accorti gli iscritti al M5S più attenti, quelli eletti nei CComuni circostanti la Capitale, che nel weekend non sono andati a votare ed hanno impedito al Grillismo di avere la maggioranza alla Provincia di Roma (ooops ora si chiama Area Metropolitana, per sfottere il fatto che di metropolitano Roma abbia solo le serenate di Jovanotti) – il che rende quasi impossibile governare Roma. E non lo sa nessuno. Il PD e la destra ufficiale sono riusciti ad imporre alla Giunta Frongia di rinunciare a fare chiarezza e ad impostare una seria politica di bilancio. Proprio nel momento in cui a Roma si blocca tutto proprio per l’assenza delle decisioni necessarie e delle certezze sui soldi a disposizione (autobus, raccolta e trattamento dell’immondizia, pulizia giardini, riparazione scuole e strade, illuminazione stradale, fornitori di servizi sociali e medici, insomma annientando il tessuto connettivo della città), Raggi e Frongia rinunciano e si mettono a pietire da Matteo Renzi perché distribuisca miliardi a pioggia per salvare Roma dal tracollo. Esattamente come facevano tutti i loro predecessori. Matteo che fa? Invece di andare all’appuntamento con la Giunta Capitolina, lui va a mangiare fuori con gli amici. Chi di buca ferisce, di buca perisca. Speriamo che gennaio arrivi presto (nonostante la Giunta abbia siglato un accordo con il crimine organizzato per i mercatini di Natale che grida vendetta al Cielo) e che si torni a votare.

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