Chi avrebbe mai detto che avrei rimpianto i tempi in cui le famiglie, a tavola, si rincoglionivano guardando la televisione? Almeno, dopo, avevano qualche cretinata prefabbricata che sostituisse il lessico familiare e desse un’apparenza di comunità. Oggi sono in un luogo pubblico, circa 60 ospiti, con 60 dispositivi elettronici che risucchiano ciò che resta dei neuroni degli astanti. Mi viene da gridare. Non lo faccio, perché mi fotograferebbero come un esotico rappresentante della realtà e spammerebbero il mondo elettronico intero dell’immagine distorta della mia disperazione.

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